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mercoledì 29 ottobre 2014

2592. Azzardopatia. Smettere di giocare d'azzardo - Non è facile smettere di giocare d'azzardo





Presentazioni libro


Aggiornamento del 30 settembre
A questo link potete vedere il booktrailer di Azzardopatia!



Recensione di Marzia Lydia Spagnolo del 22 settembre 2016

Intervista radiofonica del 21 settembre 2016

Recensione di Rolando De Luca del 19 settembre 2016

Recensione di Tazio Carlevaro del 15 settembre 2016

Recensione di Maria Elena Capitanio del 1 settembre 2016

Aggiornamento del 23 giugno 2016
Da oggi è disponibile il libro nelle librerie ed online. Son contento!!


Aggiornamento del 24 maggio 2016 
Tra meno di un mese sarà in libreria il libro dal nuovo titolo: Azzardopatia. Smettere di giocare d'azzardo, ma il contenuto è sempre lo stesso, anzi c'è qualche interessante aggiunta. A lato la nuova copertina e il link alla pagina della casa editrice.


Aggiornamento del 13 febbraio 2015

Ho accettato di firmare un contratto di pubblicazione con Edizione Amrita, per cui il libro non sarà più disponibile online nella forma precedente di distribuzione.
Sarà disponibile in un futuro prossimo sia nelle librerie in formato cartaceo che come ebook. Vi terrò aggiornati sui tempi di pubblicazione, che non saranno comunque brevi.


La campagna di crowdfunding è stata annullata, in minima parte per mia volontà, per questo motivo ho deciso di metterlo a disposizione di chiunque lo richieda, semplicemente mandando una mail a fabioinviaggio@fastwebnet.it.

Non è facile smettere di giocare d'azzardo perché non si tratta di un vizio, di una cattiva abitudine, ma di una malattia, di una patologia che richiede una cura specifica, dai risultati non sempre certi. Come educatore professionale ho avuto la possibilità di incontrare parecchi giocatori d'azzardo patologici. Molti, un po' alla volta, sono riusciti a superare le difficoltà e a vivere meglio, senza avere sempre quel desiderio incontrollabile di andare a spendere anche solo 10 euro alla slot sotto casa, grattare con frenesia un biglietto del Gratta e Vinci sperando di diventare milionari, oppure non poter vivere senza scommettere sul Campionato di calcio. Questo libro nasce quindi grazie a loro, alla loro disponibilità e al loro cambiamento. Leggendolo si incontrano le loro storie, ma anche cosa hanno fatto per smettere. Con l'aiuto di idee, schede, suggerimenti, note letterarie e musicali, strategie, indicazioni e informazioni, sarà possibile, anche per il familiari, conoscere meglio un mondo molto complesso e spesso contraddittorio. Può infine risultare molto utile agli addetti ai lavori e anche per chi è invece semplicemente curioso, per avere un quadro piuttosto completo dell'universo del gioco d'azzardo.

L'ebook, in formato pdf, epub o mobi, è gratuito, però è gradita ma non obbligatoria una donazione della cifra che riterrete più congrua. Infine è invece auspicata la vostra partecipazione con commenti, suggerimenti e critiche qui nel blog.

Per iniziare troverete di seguito l'indice, in modo che sia abbastanza chiara la struttura del libro.

Buona lettura!



Premessa

Il gioco

Quando il gioco diventa un azzardo?

Brevissimi cenni di storia del gioco d’azzardo

Gli ultimi vent’anni in Italia

Non si nasce giocatori d’azzardo

Smettere un po’ per volta o immediatamente?

I nostri bisogni

Perché cambiare?

Gli stadi del cambiamento

Tipologie di giocatori

Sulla paura

Sei un giocatore d’azzardo patologico?

Le nuove frontiere dell’azzardo: l’online e il virtuale

Percorso n. 1 Non puoi controllare il caso, soprattutto quando ci sono dei soldi in palio Pag. 15

La storia di Giuseppe

Il caso non si può prevedere

Quali pensieri hanno accompagnato il gioco

Il gioco d’azzardo patologico è una malattia

La carriera di un giocatore

Perché vuoi smettere?

Le conseguenze negative del gioco d’azzardo

Creiamo uno strumento per gestire la voglia di giocare

Pensieri durante il gioco

Aspetti neurologici e farmacologici

Altra strategia per non giocare

A che punto sei del percorso di cambiamento

Percorso n. 2 Non è tutto oro quel che luccica Pag. 38

La storia di Maria

Come vedi e usi il denaro?

Quando è corretto l’uso del denaro

La speranza di rifarsi

Come puoi migliorare il tuo rapporto con il denaro

Quando vincere non basta

Il tutoraggio economico

Cosa deve fare un buon tutor economico

Cosa vuol dire toccare il fondo?

Trova il modo di ricompensarti

La dimensione economica del gioco d’azzardo

Chi gestisce il gioco in Italia

Dove finiscono i soldi giocati

Il fenomeno dell’usura

Uso del denaro

Quanto spendi al mese

Fare un piano di rientro

Le infiltrazioni mafiose

Forme di tutela maggiore

A che punto sei del percorso di cambiamento

Percorso n. 3 Le relazioni del giocatore d'azzardo Pag. 62

La storia di Francesco

Siamo immersi in un mondo di relazioni

Disegniamo la rete delle tue relazioni

Come sono le tue relazioni oggi

Aspetti psicologici del gioco d’azzardo

Le situazioni a rischio – le strategie

Guardiamo un film

Il gioco e i minorenni

A che punto sei del percorso di cambiamento

Percorso n. 4 Tempo-lavoro e tempo-libero Pag.77

La storia di Marco

La gestione del tempo

Si lavora per vivere o si vive per lavorare

Quali interessi avevi prima di giocare?

La gestione del tempo

Come potrebbe essere organizzato ancora meglio il tuo tempo?

Alcuni suggerimenti sulla gestione del tempo libero

I programmi tv

La pubblicità dei giochi

Farlo come mestiere non è proprio una buona idea

La gestione dello stress

L’alcol e le sostanze stupefacenti

A che punto sei del percorso di cambiamento

Il craving e la gestione del desiderio Pag. 93

Se lo conosco, lo affronto

Se lo conosco, lo affronto e reagisco

Se lo conosco lo affronto, reagisco e lo gestisco

L’astinenza

Tu e il craving

Se torni a giocare Pag. 100

Svarioni e uscite di strada

Non abbassare la guardia

Dove corriamo più rischi?

Nessun svarione o uscita di strada

Tu e le ricadute

Progettare e realizzare un percorso di cambiamento Pag. 105

Definisci gli obiettivi

Definisci come raggiungerli

Definisci cosa serve per raggiungerli

Definisci in che tempo posso essere raggiunti
Verificarne il raggiungimento

Riprogetta o progetta nuovi obiettivi

Realizzare un cronoprogramma Pag. 108

Per concludere Pag.109

Le risposte alle schede

Le schede pronte per essere stampate o fotocopiate ed usate

Elenco dei servizi pubblici e privati

Elenco delle fondazioni e delle associazioni antiusura

Risorse per persone tecnologiche

Risorse per chi ama leggere




7 commenti:

Andrea ha detto...

Grazie per avermelo spedito! Presto le dirò quanto è interessante

Fabrizio ha detto...

Molto ben scritto e veramente utile!

Andrea ha detto...

Davvero ben fatto e molto utile. Grazie ancora

Maria Elena Capitanio ha detto...

«Giocare d'azzardo può creare dipendenza». Così esordisce Fabio Pellerano, educatore professionale presso il Servizio per le Dipendenze della Sanità pubblica di Torino, nel suo libro «Azzardopatia», pubblicato da Edizioni Amrita nel 2015. Il gioco in sé, che si tratti di slot-machine, poker, Gratta e Vinci o scommesse su corse di cavalli, quando diventa un'abitudine quotidiana, «non rappresenta dunque un vizio, ma una vera e propria patologia, che tuttavia può essere curata».


Pellerano ha raccolto una serie di percorsi per raggiungere la guarigione e ha individuato le modalità di gestione delle ricadute - molto frequenti in questi casi - nonché i consigli per i familiari del giocatore d'azzardo patologico, che rappresentano una parte fondamentale per guarire dalla dipendenza. Difatti, «alle difficoltà che normalmente incontra una persona che decide di abbandonare il gioco d'azzardo va ad aggiungersi poi la sfiducia da parte di chi vede il giocatore come un individuo che promette e si dispera, ma che in fondo non cambierà mai».


Leggendo sui giornali alcune testimonianze dirette, si nota quanto le persone affette dalla problematica - che in Italia è una vera e propria piaga sociale - diano addosso a loro stesse per i danni inflitti alla cerchia dei propri affetti, sia ai parenti che agli amici, ostinandosi a non accettare la realtà incancellabile del proprio passato.


In tal senso, «ogni ex giocatore farebbe bene a riorganizzare i propri pensieri e atteggiamenti in modo tale da potersi difendere da un possibile riaccendersi dell'impulso al gioco». Viene in mente un parallelismo con quello che succede in amore: «Se dopo tanto tempo incontrate in strada la vostra vecchia fiamma, probabilmente vi farà ancora effetto ricordare i bei momenti vissuti insieme, ma se siete preparati, dopo un primo turbamento riprenderete tranquillamente il vostro cammino, senza far nulla di cui poi potreste pentirvi».


La parola stessa "azzardo", che deriva dall'arabo az-zajr (dado), ha una radice lontanissima: «Parliamo quindi di un comportamento antico, che si perde nella memoria dei popoli. A metà del XIX secolo anche la letteratura prese a occuparsi del fenomeno, descrivendo soprattutto la frenesia e i danni che portava». Nel nostro Paese, come spiega Pellerano, mentre un tempo c'era solo il Totocalcio, dal '92 sono stati introdotti molti nuovi giochi e questo in qualche modo sembra aver agevolato l'accentuazione della problematica sotto un profilo psicopatologico.


Fatte queste premesse, sorge un quesito: ludopatici si nasce o si diventa? «Alcune ricerche hanno portato alla scoperta che esistono delle basi biologiche che predispongono determinate persone a giocare d'azzardo: si tratterebbe di uomini e donne con una certa predisposizione al rischio e alla ricerca di sensazioni forti». Tuttavia, a "scommettere" soldi s'impara anche, «perché fin da piccoli, nell'ambiente familiare oppure durante lo sviluppo e in età adulta, si può essere esposti al gioco d'azzardo e trovarlo assolutamente normale».


Il tema è tra i più delicati e si devono evitare, come sempre, generalizzazioni, tuttavia sui metodi di risoluzione Pellerano è piuttosto perentorio: «Occorre prendere il coraggio a quattro mani e dirsi che non è più opportuno continuare a giocare. Credere che si giocherà sempre meno e che un giorno ci si sveglierà non avendo più voglia di giocare è un pensiero non realistico». Insomma, smettere di fumare, in confronto, sembra un gioco da ragazzi.

Tazio Carlevaro ha detto...

Mi piacciono gli inventori di parole. Specialmente quando queste mancano dolorosamente. In francese non lo si può fare. Se costruisci una parola, magari utilissima, che però non si trova nel “Larousse”, ti dicono che “ce n’est pas français”, e fanno finta di non capirti. In italiano non è così, anche perché poi la nostra lingua non è molto precisa. Ci si lamenta non a torto del termine “ludopatia”, ma un altro termine non esiste. Lo stesso vale per “nipote”, che impropriamente si usa sia per il nipote di zio, sia poi per l’abbiatico, e persino per la parola “coscienza”, che traduce sia la parola tedesca “Bewusstsein”, ossia la “consapevolezza”, sia la parola “Gewissen” che indica la “coscienza morale”. Forse anche per questo, da qualche anno, la coscienza morale come strumento d’azione appare un po’ in declino.

“Azzardopatia”. Un termine da utilizzare e da diffondere. E un libro da leggere. Un libro per giocatori, per familiari e per terapeuti. Quest’ultima indicazione non mi pare data esplicitamente, ma la costruzione del libro la evidenzia. È un libro a suo modo enciclopedico. E molto pratico. “Enciclopedico” perché vi trovate tutto quello che è importante da sapere sul gioco d’azzardo e sulla azzardopatia (non sono la stessa cosa). Chiaro, preciso, senza fronzoli. Ma non schematico. Propone anche molti esempi, e descrive una serie di strumenti di diagnosi e di presa in carico, in un utile stile cognitivo. Non so quanti lettori giocatori faranno tutti gli esercizi (sono schede, questionari, inviti alla riflessione: ma l’autore propone anche una chiave che permette di utilizzarli anche come valutazione). Di certo faranno la felicità del lettore psicologo o psichiatra che desidera affinare le sue conoscenze: non solo il “sapere”, ma anche il “saper-fare”. Perché anche l’azzardopatia ha la sua “logica”, biologica, psicologica, relazionale, sociale, che bisogna conoscere e individuare a fondo se si vuole essere efficaci come diagnosti e terapeuti. Altrimenti si brancola nel buio.

La costruzione del libro propone dapprima una introduzione, in cui si discute (a proposito) del perché è difficile cambiare comportamenti acquisiti, quand’anche fossero dannosi. Seguono quattro strade. La prima tratta degli errori cognitivi riguardanti quel fenomeno mal capito che sono gli avvenimenti casuali. E il fatto che in campo ci siano anche veri e propri condizionamenti. Un tema importante, che permette ai familiari di rendersi conto che si tratta davvero di una malattia simile alle dipendenze. Fornisce anche utili informazioni sull’organizzazione del gioco d’azzardo in Italia.

Il secondo percorso tratta della difficoltà di gestire il denaro, un’altra delle problematiche dei giocatori, proponendo strumenti in parte utili, in parte necessari. Con accenni all’usura e alla mafia.

Il terzo percorso tratta delle relazioni familiari. Ma anche come gestire le proprie emozioni (vergogna, colpa), e dove però ci vuole anche un occhio attento alle differenze (i minorenni, per esempio).

Il quarto percorso tratta di tempo libero e di tempo di lavoro, ossia del fatto che specialmente in Italia è difficile non incontrare una slot machine nei vari bar. Bisogna sapere che cosa fare.

Sono quattro percorsi molto variati, con esempi, riflessioni, riferimenti per giocatori e per familiari, ben calibrati. Percorsi che poi in pratica si incastrano l’uno nell’altro.

Seguono alcuni capitoli specifici: sulle difficoltà dell’astinenza (la brama del gioco), su come gestire le ricadute, e su come porsi degli obiettivi raggiungibili.

La realtà è che, per molte persone, l’unico “gioco responsabile” è il non-gioco. Anche perché, a mio parere, ci sono mille cose al mondo più interessanti con cui occupare il tempo, che non una serie casuale di eventi, nella quale non esistono regole.

E leggete anche l’introduzione di Daniela Capitanucci, che offre riflessioni ben fondate, in un sano spirito critico.

Rolando De Luca ha detto...

Ho letto il libro e mi è apparso utile per le famiglie che nella fase iniziale si trovano in difficoltà per l’azzardo. Considerato tutto quello che circola sul web e non solo la lettura del libro per le tante famiglie in difficoltà inquadra il problema e propone anche delle modalità di intervento pratico.

Io mi occupo di psicoterapia. Anche nei dieci gruppi che conduco e che hanno una storia che supera le mille sedute per ogni gruppo si procede dal sintomo per arrivare a toccare poi ad altri aspetti personali e familiari profondi .

Mi chiedo da anni quali siano i tempi dell’intervento e sempre più mi convinco che per arrivare a cambiamenti ( che vadano oltre il sintomo) ci vogliano parecchi anni. Nel caso specifico con la terapia di gruppo. E questo per raggiungere cambiamenti non così profondi come si potrebbe credere( è sempre una questione di punti di vista). Che magari possono essere la mancanza di suicidi, il lavoro stabile, dei figli che continuano la scuola e non la interrompono per problemi economici e per gravi scontri familiari.

Quindi nessun pensiero negativo per il suo libro ma la consapevolezza che anche per psicoterapie lunghe la lettura di “Azzardopatia” può essere importante per intraprendere un percorso personale e familiare .

Percorso che allo stato attuale dei fatti poche famiglie in Italia portano avanti nel tempo.

Cordialità

Marzia Lydia Spagnolo ha detto...

Se stessi presentando un romanzo – o addirittura un giallo - quello che sto per fare sarebbe uno “sgarro” estremo all'autore del libro!
Il modo in cui ho deciso di iniziare a parlare di questo libro infatti è proprio svelandovi il finale. Cito testualmente <>.

Definirei il manuale scritto da Fabio Pellerano come una buona Lonely Planet del trattamento del Disturbo da gioco d'azzardo, di cui va apprezzato innanzitutto il sistematico e puntuale lavoro di riorganizzazione di tutti i numerosi materiali che in questi anni sono stati realizzati da autorevoli clinici italiani che si sono occupati di gioco d'azzardo. Da questo punto di vista rappresenta quindi anche una preziosa guida per gli operatori - anche quelli più esperti - che si occupano di giocatori.

Inoltre proprio come le guide di viaggio non sono il viaggio, ma sono strumento per prepararti al viaggio, per accompagnarti durante un viaggio, per proporti dei percorsi durante il viaggio, allo stesso modo – da operatore che da 20 anni lavora nell’ambito delle dipendenze e da 12 nel trattamento del gioco d’azzardo - considero questo manuale una guida al trattamento e non il trattamento, seppur ricco ed esaustivo nell’offrire strumenti indispensabili ad un percorso di cura.

Citando una pubblicità di qualche anno fa che diceva “no Alpitour ahi ahi ahi”, sebbene da viaggiatrice io preferisca le vacanze No Alpitour, da terapeuta invece sono certa che nel viaggio di cura verso l’emancipazione dalla dipendenza sia meglio affidarsi ad un'agenzia di viaggi – intendendo fuor di metafora i servizi pubblici e gli operatori esperti - per esser certi che il viaggio sia il più possibile sicuro, sia orientato verso una meta raggiungibile e che utilizzi gli strumenti giusti al momento giusto.

Grazie a Fabio per il grande lavoro e la passione che ha messo nella realizzazione di questo libro.