Presentazioni libro
Aggiornamento del 30 settembre
A questo link potete vedere il booktrailer di Azzardopatia!
Recensione di Marzia Lydia Spagnolo del 22 settembre 2016
Intervista radiofonica del 21 settembre 2016
Recensione di Rolando De Luca del 19 settembre 2016
Recensione di Tazio Carlevaro del 15 settembre 2016
Recensione di Maria Elena Capitanio del 1 settembre 2016
Aggiornamento del 23 giugno 2016
Da oggi è disponibile il libro nelle librerie ed online. Son contento!!
Aggiornamento del 24 maggio 2016
Tra meno di un mese sarà in libreria il libro dal nuovo titolo: Azzardopatia. Smettere di giocare d'azzardo, ma il contenuto è sempre lo stesso, anzi c'è qualche interessante aggiunta. A lato la nuova copertina e il link alla pagina della casa editrice.
Aggiornamento del 13 febbraio 2015
Ho accettato di firmare un contratto di pubblicazione con Edizione Amrita, per cui il libro non sarà più disponibile online nella forma precedente di distribuzione.
Sarà disponibile in un futuro prossimo sia nelle librerie in formato cartaceo che come ebook. Vi terrò aggiornati sui tempi di pubblicazione, che non saranno comunque brevi.
La campagna di crowdfunding è stata annullata, in minima parte per mia volontà, per questo motivo ho deciso di metterlo a disposizione di chiunque lo richieda, semplicemente mandando una mail a fabioinviaggio@fastwebnet.it.
Non
è facile smettere di giocare d'azzardo perché non si tratta di un
vizio, di una cattiva abitudine, ma di una malattia, di una patologia
che richiede una cura specifica, dai risultati non sempre certi. Come
educatore professionale ho avuto la possibilità di incontrare
parecchi giocatori d'azzardo patologici. Molti, un po' alla volta,
sono riusciti a superare le difficoltà e a vivere meglio, senza
avere sempre quel desiderio incontrollabile di andare a spendere
anche solo 10 euro alla slot sotto casa, grattare con frenesia un
biglietto del Gratta e Vinci sperando di diventare milionari, oppure
non poter vivere senza scommettere sul Campionato di calcio. Questo
libro nasce quindi grazie a loro, alla loro disponibilità e al loro
cambiamento. Leggendolo si incontrano le loro storie, ma anche cosa
hanno fatto per smettere. Con l'aiuto di idee, schede, suggerimenti,
note letterarie e musicali, strategie, indicazioni e informazioni,
sarà possibile, anche per il familiari, conoscere meglio un mondo
molto complesso e spesso contraddittorio. Può infine risultare molto
utile agli addetti ai lavori e anche per chi è invece semplicemente
curioso, per avere un quadro piuttosto completo dell'universo del
gioco d'azzardo.
L'ebook,
in formato pdf, epub o mobi, è gratuito, però è gradita ma non
obbligatoria una donazione della cifra che riterrete
più congrua. Infine è invece auspicata la vostra partecipazione con
commenti, suggerimenti e critiche qui nel blog.
Per
iniziare troverete di seguito l'indice, in modo che sia abbastanza
chiara la struttura del libro.
Buona
lettura!
Premessa
Il
gioco
Quando
il gioco diventa un azzardo?
Brevissimi
cenni di storia del gioco d’azzardo
Gli
ultimi vent’anni in Italia
Non
si nasce giocatori d’azzardo
Smettere
un po’ per volta o immediatamente?
I
nostri bisogni
Perché
cambiare?
Gli
stadi del cambiamento
Tipologie
di giocatori
Sulla
paura
Sei
un giocatore d’azzardo patologico?
Le
nuove frontiere dell’azzardo: l’online e il virtuale
Percorso
n. 1 Non puoi controllare il caso, soprattutto quando ci sono dei
soldi in palio Pag. 15
La
storia di Giuseppe
Il
caso non si può prevedere
Quali
pensieri hanno accompagnato il gioco
Il
gioco d’azzardo patologico è una malattia
La
carriera di un giocatore
Perché
vuoi smettere?
Le
conseguenze negative del gioco d’azzardo
Creiamo
uno strumento per gestire la voglia di giocare
Pensieri
durante il gioco
Aspetti
neurologici e farmacologici
Altra
strategia per non giocare
A
che punto sei del percorso di cambiamento
Percorso
n. 2 Non è tutto oro quel che luccica Pag. 38
La
storia di Maria
Come
vedi e usi il denaro?
Quando
è corretto l’uso del denaro
La
speranza di rifarsi
Come
puoi migliorare il tuo rapporto con il denaro
Quando
vincere non basta
Il
tutoraggio economico
Cosa
deve fare un buon tutor economico
Cosa
vuol dire toccare il fondo?
Trova
il modo di ricompensarti
La
dimensione economica del gioco d’azzardo
Chi
gestisce il gioco in Italia
Dove
finiscono i soldi giocati
Il
fenomeno dell’usura
Uso
del denaro
Quanto
spendi al mese
Fare
un piano di rientro
Le
infiltrazioni mafiose
Forme
di tutela maggiore
A
che punto sei del percorso di cambiamento
Percorso
n. 3 Le relazioni del giocatore d'azzardo Pag. 62
La
storia di Francesco
Siamo
immersi in un mondo di relazioni
Disegniamo
la rete delle tue relazioni
Come
sono le tue relazioni oggi
Aspetti
psicologici del gioco d’azzardo
Le
situazioni a rischio – le strategie
Guardiamo
un film
Il
gioco e i minorenni
A
che punto sei del percorso di cambiamento
Percorso
n. 4 Tempo-lavoro e tempo-libero Pag.77
La
storia di Marco
La
gestione del tempo
Si
lavora per vivere o si vive per lavorare
Quali
interessi avevi prima di giocare?
La
gestione del tempo
Come
potrebbe essere organizzato ancora meglio il tuo tempo?
Alcuni
suggerimenti sulla gestione del tempo libero
I
programmi tv
La
pubblicità dei giochi
Farlo
come mestiere non è proprio una buona idea
La
gestione dello stress
L’alcol
e le sostanze stupefacenti
A
che punto sei del percorso di cambiamento
Il
craving e la gestione del desiderio Pag. 93
Se
lo conosco, lo affronto
Se
lo conosco, lo affronto e reagisco
Se
lo conosco lo affronto, reagisco e lo gestisco
L’astinenza
Tu
e il craving
Se
torni a giocare Pag. 100
Svarioni
e uscite di strada
Non
abbassare la guardia
Dove
corriamo più rischi?
Nessun
svarione o uscita di strada
Tu
e le ricadute
Progettare
e realizzare un percorso di cambiamento Pag. 105
Definisci
gli obiettivi
Definisci
come raggiungerli
Definisci
cosa serve per raggiungerli
Definisci
in che tempo posso essere raggiunti
Verificarne
il raggiungimento
Riprogetta
o progetta nuovi obiettivi
Realizzare
un cronoprogramma Pag. 108
Per
concludere Pag.109
Le
risposte alle schede
Le
schede pronte per essere stampate o fotocopiate ed usate
Elenco
dei servizi pubblici e privati
Elenco
delle fondazioni e delle associazioni antiusura
Risorse
per persone tecnologiche
Risorse
per chi ama leggere
7 commenti:
Grazie per avermelo spedito! Presto le dirò quanto è interessante
Molto ben scritto e veramente utile!
Davvero ben fatto e molto utile. Grazie ancora
«Giocare d'azzardo può creare dipendenza». Così esordisce Fabio Pellerano, educatore professionale presso il Servizio per le Dipendenze della Sanità pubblica di Torino, nel suo libro «Azzardopatia», pubblicato da Edizioni Amrita nel 2015. Il gioco in sé, che si tratti di slot-machine, poker, Gratta e Vinci o scommesse su corse di cavalli, quando diventa un'abitudine quotidiana, «non rappresenta dunque un vizio, ma una vera e propria patologia, che tuttavia può essere curata».
Pellerano ha raccolto una serie di percorsi per raggiungere la guarigione e ha individuato le modalità di gestione delle ricadute - molto frequenti in questi casi - nonché i consigli per i familiari del giocatore d'azzardo patologico, che rappresentano una parte fondamentale per guarire dalla dipendenza. Difatti, «alle difficoltà che normalmente incontra una persona che decide di abbandonare il gioco d'azzardo va ad aggiungersi poi la sfiducia da parte di chi vede il giocatore come un individuo che promette e si dispera, ma che in fondo non cambierà mai».
Leggendo sui giornali alcune testimonianze dirette, si nota quanto le persone affette dalla problematica - che in Italia è una vera e propria piaga sociale - diano addosso a loro stesse per i danni inflitti alla cerchia dei propri affetti, sia ai parenti che agli amici, ostinandosi a non accettare la realtà incancellabile del proprio passato.
In tal senso, «ogni ex giocatore farebbe bene a riorganizzare i propri pensieri e atteggiamenti in modo tale da potersi difendere da un possibile riaccendersi dell'impulso al gioco». Viene in mente un parallelismo con quello che succede in amore: «Se dopo tanto tempo incontrate in strada la vostra vecchia fiamma, probabilmente vi farà ancora effetto ricordare i bei momenti vissuti insieme, ma se siete preparati, dopo un primo turbamento riprenderete tranquillamente il vostro cammino, senza far nulla di cui poi potreste pentirvi».
La parola stessa "azzardo", che deriva dall'arabo az-zajr (dado), ha una radice lontanissima: «Parliamo quindi di un comportamento antico, che si perde nella memoria dei popoli. A metà del XIX secolo anche la letteratura prese a occuparsi del fenomeno, descrivendo soprattutto la frenesia e i danni che portava». Nel nostro Paese, come spiega Pellerano, mentre un tempo c'era solo il Totocalcio, dal '92 sono stati introdotti molti nuovi giochi e questo in qualche modo sembra aver agevolato l'accentuazione della problematica sotto un profilo psicopatologico.
Fatte queste premesse, sorge un quesito: ludopatici si nasce o si diventa? «Alcune ricerche hanno portato alla scoperta che esistono delle basi biologiche che predispongono determinate persone a giocare d'azzardo: si tratterebbe di uomini e donne con una certa predisposizione al rischio e alla ricerca di sensazioni forti». Tuttavia, a "scommettere" soldi s'impara anche, «perché fin da piccoli, nell'ambiente familiare oppure durante lo sviluppo e in età adulta, si può essere esposti al gioco d'azzardo e trovarlo assolutamente normale».
Il tema è tra i più delicati e si devono evitare, come sempre, generalizzazioni, tuttavia sui metodi di risoluzione Pellerano è piuttosto perentorio: «Occorre prendere il coraggio a quattro mani e dirsi che non è più opportuno continuare a giocare. Credere che si giocherà sempre meno e che un giorno ci si sveglierà non avendo più voglia di giocare è un pensiero non realistico». Insomma, smettere di fumare, in confronto, sembra un gioco da ragazzi.
Mi piacciono gli inventori di parole. Specialmente quando queste mancano dolorosamente. In francese non lo si può fare. Se costruisci una parola, magari utilissima, che però non si trova nel “Larousse”, ti dicono che “ce n’est pas français”, e fanno finta di non capirti. In italiano non è così, anche perché poi la nostra lingua non è molto precisa. Ci si lamenta non a torto del termine “ludopatia”, ma un altro termine non esiste. Lo stesso vale per “nipote”, che impropriamente si usa sia per il nipote di zio, sia poi per l’abbiatico, e persino per la parola “coscienza”, che traduce sia la parola tedesca “Bewusstsein”, ossia la “consapevolezza”, sia la parola “Gewissen” che indica la “coscienza morale”. Forse anche per questo, da qualche anno, la coscienza morale come strumento d’azione appare un po’ in declino.
“Azzardopatia”. Un termine da utilizzare e da diffondere. E un libro da leggere. Un libro per giocatori, per familiari e per terapeuti. Quest’ultima indicazione non mi pare data esplicitamente, ma la costruzione del libro la evidenzia. È un libro a suo modo enciclopedico. E molto pratico. “Enciclopedico” perché vi trovate tutto quello che è importante da sapere sul gioco d’azzardo e sulla azzardopatia (non sono la stessa cosa). Chiaro, preciso, senza fronzoli. Ma non schematico. Propone anche molti esempi, e descrive una serie di strumenti di diagnosi e di presa in carico, in un utile stile cognitivo. Non so quanti lettori giocatori faranno tutti gli esercizi (sono schede, questionari, inviti alla riflessione: ma l’autore propone anche una chiave che permette di utilizzarli anche come valutazione). Di certo faranno la felicità del lettore psicologo o psichiatra che desidera affinare le sue conoscenze: non solo il “sapere”, ma anche il “saper-fare”. Perché anche l’azzardopatia ha la sua “logica”, biologica, psicologica, relazionale, sociale, che bisogna conoscere e individuare a fondo se si vuole essere efficaci come diagnosti e terapeuti. Altrimenti si brancola nel buio.
La costruzione del libro propone dapprima una introduzione, in cui si discute (a proposito) del perché è difficile cambiare comportamenti acquisiti, quand’anche fossero dannosi. Seguono quattro strade. La prima tratta degli errori cognitivi riguardanti quel fenomeno mal capito che sono gli avvenimenti casuali. E il fatto che in campo ci siano anche veri e propri condizionamenti. Un tema importante, che permette ai familiari di rendersi conto che si tratta davvero di una malattia simile alle dipendenze. Fornisce anche utili informazioni sull’organizzazione del gioco d’azzardo in Italia.
Il secondo percorso tratta della difficoltà di gestire il denaro, un’altra delle problematiche dei giocatori, proponendo strumenti in parte utili, in parte necessari. Con accenni all’usura e alla mafia.
Il terzo percorso tratta delle relazioni familiari. Ma anche come gestire le proprie emozioni (vergogna, colpa), e dove però ci vuole anche un occhio attento alle differenze (i minorenni, per esempio).
Il quarto percorso tratta di tempo libero e di tempo di lavoro, ossia del fatto che specialmente in Italia è difficile non incontrare una slot machine nei vari bar. Bisogna sapere che cosa fare.
Sono quattro percorsi molto variati, con esempi, riflessioni, riferimenti per giocatori e per familiari, ben calibrati. Percorsi che poi in pratica si incastrano l’uno nell’altro.
Seguono alcuni capitoli specifici: sulle difficoltà dell’astinenza (la brama del gioco), su come gestire le ricadute, e su come porsi degli obiettivi raggiungibili.
La realtà è che, per molte persone, l’unico “gioco responsabile” è il non-gioco. Anche perché, a mio parere, ci sono mille cose al mondo più interessanti con cui occupare il tempo, che non una serie casuale di eventi, nella quale non esistono regole.
E leggete anche l’introduzione di Daniela Capitanucci, che offre riflessioni ben fondate, in un sano spirito critico.
Ho letto il libro e mi è apparso utile per le famiglie che nella fase iniziale si trovano in difficoltà per l’azzardo. Considerato tutto quello che circola sul web e non solo la lettura del libro per le tante famiglie in difficoltà inquadra il problema e propone anche delle modalità di intervento pratico.
Io mi occupo di psicoterapia. Anche nei dieci gruppi che conduco e che hanno una storia che supera le mille sedute per ogni gruppo si procede dal sintomo per arrivare a toccare poi ad altri aspetti personali e familiari profondi .
Mi chiedo da anni quali siano i tempi dell’intervento e sempre più mi convinco che per arrivare a cambiamenti ( che vadano oltre il sintomo) ci vogliano parecchi anni. Nel caso specifico con la terapia di gruppo. E questo per raggiungere cambiamenti non così profondi come si potrebbe credere( è sempre una questione di punti di vista). Che magari possono essere la mancanza di suicidi, il lavoro stabile, dei figli che continuano la scuola e non la interrompono per problemi economici e per gravi scontri familiari.
Quindi nessun pensiero negativo per il suo libro ma la consapevolezza che anche per psicoterapie lunghe la lettura di “Azzardopatia” può essere importante per intraprendere un percorso personale e familiare .
Percorso che allo stato attuale dei fatti poche famiglie in Italia portano avanti nel tempo.
Cordialità
Se stessi presentando un romanzo – o addirittura un giallo - quello che sto per fare sarebbe uno “sgarro” estremo all'autore del libro!
Il modo in cui ho deciso di iniziare a parlare di questo libro infatti è proprio svelandovi il finale. Cito testualmente <>.
Definirei il manuale scritto da Fabio Pellerano come una buona Lonely Planet del trattamento del Disturbo da gioco d'azzardo, di cui va apprezzato innanzitutto il sistematico e puntuale lavoro di riorganizzazione di tutti i numerosi materiali che in questi anni sono stati realizzati da autorevoli clinici italiani che si sono occupati di gioco d'azzardo. Da questo punto di vista rappresenta quindi anche una preziosa guida per gli operatori - anche quelli più esperti - che si occupano di giocatori.
Inoltre proprio come le guide di viaggio non sono il viaggio, ma sono strumento per prepararti al viaggio, per accompagnarti durante un viaggio, per proporti dei percorsi durante il viaggio, allo stesso modo – da operatore che da 20 anni lavora nell’ambito delle dipendenze e da 12 nel trattamento del gioco d’azzardo - considero questo manuale una guida al trattamento e non il trattamento, seppur ricco ed esaustivo nell’offrire strumenti indispensabili ad un percorso di cura.
Citando una pubblicità di qualche anno fa che diceva “no Alpitour ahi ahi ahi”, sebbene da viaggiatrice io preferisca le vacanze No Alpitour, da terapeuta invece sono certa che nel viaggio di cura verso l’emancipazione dalla dipendenza sia meglio affidarsi ad un'agenzia di viaggi – intendendo fuor di metafora i servizi pubblici e gli operatori esperti - per esser certi che il viaggio sia il più possibile sicuro, sia orientato verso una meta raggiungibile e che utilizzi gli strumenti giusti al momento giusto.
Grazie a Fabio per il grande lavoro e la passione che ha messo nella realizzazione di questo libro.
Posta un commento