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domenica 1 marzo 2015

2989. L'ospite inquietante


Umberto Galimberti lo pubblica nel 2007, con il sottotitolo: il nichilismo e i giovani. L'autore indaga sul mondo giovanile, chiedendosi cosa si può ancora fare per questa generazione, per aiutarla ad uscire dall'epoca delle passioni tristi. Parla di scuola, famiglia, tempo libero, droga, musica, violenza e suicidio. Dove gli spazi sono vissuti dai giovani, ma non sempre abitati e dove gli adulti hanno abdicato al loro ruolo di guide, anche loro fin troppo disorientati dalla modernità.

È come se lo sguardo senile della cultura occidentale non avesse più gli occhi per la condizione giovanile che potrebbe portare un rinnovamento, e perciò la lascia ai margini del proprio incedere, parcheggiata in spazi vuoti e privi di prospettive, senza farsi sfiorare dal dubbio che forse il sintomo della fine di una civiltà non è da addebitare tanto all'inarrestabilità dei processi migratori o ai gesti disperati dei terroristi, quanto piuttosto al non aver dato senso e identità e quindi aver sprecato le proprie giovani generazioni, la massima forza biologica e ideativa di cui una società dispone.

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