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sabato 20 aprile 2019

4741. Dipendenza digitale


Alex Soojung-Kim pang pubblica nel 2015 questo interessante libro dal sottotitolo: istruzioni per un uso equilibrato e felice della tecnologia. L’autore si domanda come rimanere attenti a come i dispositivi ci possono trasformare e come utilizzarli in maniera saggia. Non potendone più fare a meno, occorre trovare un compromesso intelligente quindi propone parecchi riflessioni e alcune strategie efficaci di contenimento e gestione del fenomeno.

Uno dei più saggi detti buddhisti afferma che il dolore è inevitabile, ma la sofferenza è una scelta. Perdita e morte sono inevitabili. Gli amici vanno e vengono, le persone che amiamo muoiono, le catastrofi colpiscono e alla fine tutti devono fare i conti con la propria mortalità. Sfuggire a queste cose non rientra nei nostri poteri, ma si può sviluppare la capacità di affrontarle con dignità. Si può imparare dalle esperienze dolorose, diventare più saggi e migliori attraverso si esse e prepararsi meglio alla prossima battuta d’arresto. In questo mondo iperconnesso e high-tech ci si trova ad affrontare una situazione simile. Le tecnologie informatiche sono ineludibili. Sono parte del mondo in cui si lavora. Reclamano il nostro tempo e sono assetate della nostra attenzione. Fanno affidamento sul fatto che il rapporto con l’informatica è intenso e profondo e riflettono l’entanglement con gli utensili più intelligenti ed efficienti, ma troppo spesso finiscono per farci sentire più impegnati, distratti e annoiati. C’è chi dice che l’inevitabile costo dell’essere sempre accesi e connessi consiste ne fatto che l’attenzione sia perennemente spezzettata e la mente soggetta a infinite richieste e distrazioni. Ma è sbagliato. Siamo eredi di un patrimonio contemplativo che si può usare per riprendere il controllo delle tecnologie utilizzate, per domare la mente scimmia e per riprogettare la propria mente estesa. Essere connessi è inevitabile. Distrarsi è una scelta.

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