L'anno
che è ormai quasi terminato, ha portato ben 3 leggi che coinvolgono
direttamente la professione educativa.
La
prima è la Legge Gelli dell'8 marzo 2017, che
prevede che tutti i professionisti della sanità stipulino
un'assicurazione, pagandola di tasca loro, per la colpa grave. Così
recita una parte dell'articolo 10: al
fine di garantire efficacia alle azioni di cui all'articolo 9 e
all'articolo 12, comma 3, ciascun esercente la professione
sanitaria operante a qualunque titolo in strutture sanitarie o
sociosanitarie pubbliche o private provvede alla stipula, con oneri a
proprio carico, di un'adeguata polizza di assicurazione per colpa
grave.
Quindi
gli educatori professionali che lavorano in sanità dovranno
organizzarsi e pagarsi un'assicurazione di cui, personalmente, non
vedo l'utilità. Comunque le compagnie assicurative ringraziano!
La
seconda e la terza sono state approvate a fine legislatura, qualche
giorno fa.
Si
tratta del Ddl Lorenzin, che istituisce anche per gli educatori
l'Albo professionale e
le
associazioni gioiscono per
aver ottenuto finalmente il riconoscimento della professione. A me
sembra invece che per avere il giusto e doveroso riconoscimento
bisognasse operare dal basso e non costruire un centro di potere dove
tutti saranno obbligati ad iscriversi, immagino per continuare a
lavorare e non avere nulla in cambio, se non qualche centinaio di
euro in meno nel
portafoglio.
Perché invece di fare queste battaglie corporativistiche non si è
fatto riferimento alla Pedagogia di Paulo Freire che avrebbe visto
come fumo negli occhi qualsiasi struttura centrale di comando e
controllo ( che sarebbe bello facesse almeno quello). Sarebbe stato
meglio far lavorare gli educatori nei servizi e non lasciarli in mano
agli psicologi. Dove sono state le associazioni per permetterlo?
Credono veramente che la creazione dell'Albo metterà fine a tutto
ciò? Oppure gli educatori quando incontreranno uno psicologo, un
Oss, un sociologo o chiunque altro inizieranno a denunciarlo?
Infine
la furbata dell'anno è stata inserire la legge Iori, che regolamenta
la professione, nella Legge Finanziaria appena approvata. Mancano dei
provvedimenti previsti dalla normativa, per cui ancora non ho capito
bene cosa succederà, ma ecco
cosa dicono un paio di articoli:
In
via transitoria, acquisiscono la qualifica di educatore professionale
socio-pedagogico, previo superamento di un corso
intensivo di formazione per complessivi 60 crediti formativi
universitari nelle discipline di cui al comma 333-ter,
organizzato dai dipartimenti e dalle facoltà di scienze
dell’educazione e della formazione delle università anche tramite
attività di formazione a distanza, le cui spese sono poste
integralmente a carico dei frequentanti con le modalità stabilite
dalle medesime università, da intraprendere entro tre anni dalla
data di entrata in vigore della presente legge, coloro che, alla
medesima data di entrata in vigore, sono in possesso di uno dei
seguenti requisiti:
a)
inquadramento nei ruoli delle amministrazioni pubbliche a seguito del
superamento di un pubblico concorso relativo al profilo di
educatore;
b)
svolgimento dell’attività di educatore per non meno di tre anni,
anche
non continuativi, da dimostrare mediante dichiarazione del
datore
di lavoro ovvero autocertificazione dell’interessato ai sensi del
testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28
dicembre 2000,n. 445;
c)
diploma rilasciato entro l’anno scolastico 2001/2002 da un istituto
magistrale o da una scuola magistrale.
333-octies
Acquisiscono
la qualifica di educatore professionale socio-
pedagogico
coloro che, alla data di entrata in vigore della presente
legge,
sono titolari di contratto di lavoro a tempo indeterminato
negli
ambiti professionali di cui al comma 333-quater, a condizione
che,
alla medesima data, abbiano età superiore a cinquanta anni e
almeno
dieci anni di servizio, ovvero abbiano almeno venti anni di
servizio.
In
pratica un enorme sanatoria, sopratutto per gli psicologi e tutti
quelle persone che ritengono questo mestiere solo un momento di
passaggio e per portare la pagnotta a casa, ma che di certo non
ambiscono a farlo per tutta la vita. Anche queste persone potranno
dire senza alcun problema: sono un educatore professionale. A me
questo fa veramente girare le scatole!
Vedremo
nel 2018 come queste due leggi modificheranno il lavoro degli
educatori. Magari sono io pessimista e tutto sarà meraviglioso!