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giovedì 25 giugno 2015

3201. L'azzardo italiano è un colossale castello finanziario prossimo a saltare?


A questa interessante domanda prova a rispondere Maurizio Fiasco, sociologo, Presidente di Alea e consulente della Consulta Nazionale Antiusura in questo lungo articolo, di cui propongo una sintesi per chi non ha voglia di leggere!!
Per acquisire le concessioni dallo Stato i concessionari non avevano modo di autofinanziarsi. Hanno così dovuto chiedere alle banche enormi somme, prospettando un roi, un ritorno sugli investimenti, con una certa tempistica. Questo finanziamento alle concessionarie dell’azzardo scontava, al netto delle tasse e al netto dei tassi creditizi, un margine di guadagno positivo. La rincorsa ha determinato l’erosione di questo margine positivo, fino al punto da farlo diventare un margine negativo. Si pone dunque il problema del finanziamento del debito. Nel 2001 la Consob mise la Snai nella lista nera fino al 2004 proprio per questa ragione.
Per finanziare il debito precedente sono state emesse delle obbligazioni e utilizzati una serie di prodotti finanziari che non hanno come punto di riferimento il processo industriale, ma l’apprezzamento del valore del settore a cui viene rifinanziato il debito, un processo che però non può durare all'infinito così, a un certo punto, nonostante la continua introduzione di nuovi giochi si raggiungerà la saturazione. E quindi si verificherà il collasso. In filigrana, tra le varie norme incluse nella bozza di decreto legislativo “Baretta”, si scorge un tentativo di allontanare questo rischio. Magari penalizzando gli ultimi segmenti della cosiddetta “filiera” dei giochi: espellendo dal mercato gli istallatori al dettaglio delle slot machine e sostituendo gli apparecchi automatici con terminali prodotti o commercializzati da società del gruppo dei concessionari.

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