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venerdì 15 maggio 2015

3115. Non c'è proprio limite al peggio: i contratti zero hours


L'articolo racconta dell'ultima, per ora, frontiera della precarietà per ora solo inglese. Un contratto di lavoro flessibile al punto da non garantire neanche un minimo di ore lavorative a settimana, una pratica nata per studenti e giovani lavoratori, ma che in Regno Unito hanno raggiunto una diffusione tale da regolare essere utilizzanti in circa il 3.5percento dei contratti di lavoro. La cosa raccapricciante, a mio avviso, è alla fine dell'articolo, dove l'esperta di turno commenta in maniera laconica ma speranzosa che “in Italia la storia è ben diversa, e la loro diffusione, spiega Cassaneti, passa da un vero e proprio comportamento culturale. Una piccola rivoluzione che per il momento non sembra essere all’orizzonte”. Altro che piccola rivoluzione, ma forse la Cassaneti non vede l'ora di veder introdutta per legge la schiavitù, sempre nel Regno Unito però!

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