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martedì 27 gennaio 2015

2887. Stanley Milgram aveva ragione?


Lo ha ideato e condotto lo scienziato statunitense nel 1963, all'indomani del processo contro il criminale nazista Adolf Eichmann, con lo scopo di capire se e quanto fosse credibile la giustificazione addotta dai torturatori dei lager, che sostenevano di essersi limitati a eseguire ordini dei propri superiori. Giunse alla triste conclusione che l'autorità aveva avuto la meglio contro gli imperativi morali dei soggetti partecipanti, che imponevano loro di non far del male al prossimo. La gente comune può diventare così parte attiva di un processo distruttivo terribile: sono pochissime le persone che hanno le risorse necessarie per resistere all'autorità.
A mettere in discussione questi risultati ci ha provato il ricercatore Matthew Hollander della University of Wisconsin. Lo psicologo ha esaminato attentamente le registrazioni audio dell'esperimento, analizzando le risposte dei partecipanti allo studio e scoprendo sei modi diversi con cui i soggetti resistevano, o almeno ci provavano, all'autorità di chi voleva convincerli a continuare con le punizioni. "In effetti", continua Hollander, "la maggioranza di essi crollava, rispettando gli ordini. Ma un buon numero di persone ha resistito, usando le stesse modalità di resistenza verbale di chi, alla fine, ha ceduto".
Lo studio di queste differenze potrebbe essere cruciale per elaborare strategie più generali per la resistenza all'autorità e la prevenzione di comportamenti illegali o non etici. 
Ma è davvero quello che chi ci governa vuole?

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