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mercoledì 3 ottobre 2012

1327. Quanto è sostenibile il sistema gioco d’azzardo?



È una delle domande che Daniela Capitanucci, presidente dell’associazione And – Azzardo e Nuove Dipendente, pone al Ministro Balduzzi ma anche al Primo ministro Monti.
“Questo nostro modello di business che potremmo chiamare di "casinò-diffuso", è davvero quello che produce benessere per il Paese? L'unico modo possibile per contenere i danni del gioco patologico, sul singolo e sulla collettività, è fermare tempestivamente i giocatori patologici impedendogli di continuare a giocare ai primi segni di perdita di controllo. L'attuale modello italiano rende possibile fermare queste persone prima che creino problemi seri? Mi pare di no: i giocatori, proprio come i giochi, sono ‘polverizzati’, ‘diffusi’, ‘capillarizzati’. Mi pare quindi che questo obiettivo nell'odierno sistema non sia in alcun modo raggiungibile. Ma questo è anche l'unico modo in cui i giocatori non patologici, quelli che sono liberi sia di giocare che di non giocare, potranno continuare a farlo, senza interferenze della società civile”.
Quindi non solo interventi opportuni come inserire il gioco d’azzardo patologico nei LEA, ma una chiara scelta politica. I politici e i governanti italiani vogliono assumersi la responsabilità della malattia e della sofferenza di un milione di persone oppure si può cambiare rotta e gestire il gioco d’azzardo legale in una nuova maniera?

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