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venerdì 4 gennaio 2013

1504. Quando i soldi vinti al gioco valgono meno



Leggo su La Stampa un lungo articolo dedicato al presunto calo del gioco d’azzardo nel nostro paese. Scrivo presunto perchè a mio parere non è proprio così, come ho scritto precedentemente.

A parte ciò leggo con stupore questo brano: A valutare anno su anno, per la verità, il dato è ancora positivo (+5,59%) ma la raccolta - spiegano all’agenzia specializzata Agipronews - non dà il senso della crisi, in quanto rileva la massa di denaro che viene giocata senza considerare che molta parte è costituita da soldi vinti e rigiocati: in sostanza - spiegano - gli italiani non tirano più fuori i soldi per rischiarli al gioco e si limitano, semmai, a reinvestire nelle scommesse ciò che quel gioco ha fruttato in precedenza.

Ora, a me non risulta che quei soldi lì valgano la metà degli altri. Inoltre, soprattutto alle slot o ai Gratta e Vinci, è un meccanismo indotto dallo stesso gioco, quello di reinvestire la piccola vincita e non andarsene contenti per non aver perso. Non è che quando grattando vinci per esempio 5 euro e compri un nuovo analogo biglietto, te ne danno solo la metà. Il fatto che conta è che in un periodo di crisi i giochi fanno segnare un aumento di oltre 5 punti. L’unica azienda nel nostro paese che cresce, ma guai a dirlo, perchè è iniziata la campagna a sostegno delle aziende che gestiscono il gioco e che vogliono spostare l’attenzione di questi ultimi mesi su di loro e sui disastri connessi.

Unica nota positiva è che finalmente si scrive che lo Stato non ci guadagna poi così tanto come un tempo. Finalmente una notizia! 

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