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mercoledì 20 luglio 2011

276. Grandi manovre e sforbiciate nella vecchia Europa


Un interessante articolo di Grazia Labate che prende in considerazione quello che succede in alcuni paesi europei, impegnati a non aumentare il debito e a contenere i costi di uno stato sociale sempre più costoso.

L’ultimo rapporto OCSE, ci mette in guardia rispetto ai rischi di sostenibilità per le finanze pubbliche, in ordine agli aumenti della spesa sanitaria, nel quadro di un rallentamento della crescita dell’economia.
Infatti, sempre secondo l’OCSE, la quota parte di PIL, che nel 2009 è stata investita per la spesa sanitaria nei paesi europei ,che compongono il panel di studio in base ai dati OECD è pari al 9,5%. L’Europa vede l’Olanda con il 12%, la Francia con l’11,8%, la Germania con l’11,6%, la Svizzera con l’11,4%, l’Austria con l’11%, l’Italia con il 9,5%. Tutti questi paesi, negli ultimi tre anni vedono aumentare la quota di incidenza sui PIL.
Così dicasi per la spesa privata che vede una crescita tra il 2008 ed il 2009 del 2,7% sul PIL.
Quindi oggi tutta l’Europa sta dentro il dilemma: bassa crescita, costi crescenti, risanamento dei conti pubblici a prescindere dai sistemi di protezione della salute, siano essi di tipo beveridgeriano che bismarckiano, peraltro in trasformazione continua, come dimostrano il caso olandese, tedesco, francese, inglese, ma in Italia se ne discute poco.
Persino in Svezia, che certo non ha bassa crescita, né deficit pubblico elevato, sistema di tassazione e prelievo fiscale molto più elevato della media dei paesi europei, si ricorre, ormai da sei anni, a livello delle contee, alle partnership pubblico privato, attraverso le società di purchaising per l’acquisto di prestazioni e servizi per le cure a lungo termine con il contributo privato delle famiglie o con la vendita della nuda proprietà immobiliare per il mantenimento degli anziani non autosufficienti nelle loro residenze di cura o per la fruizione di pacchetti completi di cura ed assistenza per la long term care.

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