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lunedì 9 aprile 2012

830. La tregua


Primo Levi racconta, in questo diario, l’interminabile periodo tra la liberazione dal lager e il ritorno a Torino nel 1945. Un viaggio a tratti assurdo, a tratti umano, con la presenza sempre costante della fame. Un viaggio fatto di incontri, di espedienti per sopravvivere, di pensieri tesi a conoscere il proprio destino. Un viaggio con molte tappe, tra Polonia, Russia, Ungheria, Cecoslovacchia, Austria, Germania e infine l’Italia.

Ci guardammo a vicenda, quasi smarriti. Avevamo resistito, dopo tutto: avevamo vinto. Dopo l’anno di Lager, di pena e di pazienza; dopo l’ondata di morte seguita alla liberazione; dopo il gelo e la fame e il disprezzo e la fiera compagnia del greco; dopo le malattie e la miserua di Katowice; dopo i trasferimenti insensati, per cui ci eravamo sentiti dannati a gravitare in eterno attraverso gli spazi russi, come astri spenti; dopo l’ozio e la nostalgia acerba di Staryje Doroghi, eravamo in risalita, dunque, in viaggio all’in su, in cammino verso casa. Il tempo, dopo due anni di paralisi, aveva riacquistato vigore e valore, lavorava nuovamente per noi, e questo poneva fine al torpore della lunga estate, alla minaccia dell’inverno prossimo, e ci rendeva impazienti, avidi di giorni e di chilometri.

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