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domenica 7 luglio 2013

1913. La mafjia georgiana

Ogni paese che si rispetti produce la propria mafia. Noi italiani, per non farci mancare niente come al solito, siamo riusciti a produrne almeno quattro, forse un record mondiale. Anche nella zona del Caucaso, tra Cecenia e Georgia, vivono importanti gruppi malavitosi, che hanno iniziato a vedere il nostro paese come interessante spazio per le proprie attività.

Seguono un codice e un linguaggio (la fenya). Per loro l’Italia è l’ultima frontiera. Qui riciclano, qui vivono, qui programmano le shodke (summit) in residenze da sogno come il Borgo della Merluzza a Roma. Arrivano a bordo di berline lussuose e dormono negli alberghi più costosi della città. S’incontrano nella Capitale, ma anche a Dubai, in Grecia, negli Usa. Sono un’autentica spa del crimine internazionale con una cassa comune (obshak) che oggi vale un numero indeterminato di miliardi di dollari. Il loro è un mix di alta finanza e violenza brutale. Una storia inedita raccontata nell’inchiesta della procura di Bari che il 19 giugno scorso ha portato in carcere 14 persone.

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