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sabato 13 luglio 2013

1928. Le armi, l’export e qualche “leggera” contraddizione

Nel 2012 il governo Monti ha autorizzato contratti di vendita per 2,7 miliardi di euro, al netto dei programmi intergovernativi di cooperazione industriale, con una lieve flessione rispetto ai 3 miliardi dell’anno precedente.
Ai primi posti per valore contrattuale delle commesse, ci sono quasi tutte aziende possedute o partecipate da Finmeccanica: svetta su tutte Alenia Aermacchi (con un miliardo di export), seguita da Agusta Westland (490 milioni), Selex Galileo (189), Mbda (172), Oto Melara (142), Fincantieri (68), Avio (66), Rheinmetall Italia (63), Piaggio Aero (60), Whitehead Alenia (59), Simmel Difesa (54) e Selex Sistemi Integrati (47). Gli articoli di maggior successo nel campionario bellico, sono stati come sempre aerei, elicotteri, navi, blindati, artiglieria, bombe, missili, siluri, fucili, munizioni e armi chimiche antisommossa, come i candelotti Cs prodotti dalla Simad e venduti in gran quantità alle polizie di Brasile, Bangladesh, Romania e Spagna.
A fare affari non sono solo le aziende, ma anche le banche come la succursale italiana di Bnp Paribas, con intermediazioni per quasi un miliardo di euro (il 34 per cento del totale), Deutsche Bank con 740 milioni (27 per cento) e Unicredit con 540 milioni (20 per cento). Seguono Barclays con 230 milioni (8 per cento), Bnl con 108 milioni (4 per cento), Carispezia con 68 milioni (2,5 per cento) e una sfilza di altri istituti piccoli e grandi che si spartiscono le briciole, comunque milionarie, di questa torta.

In fin dei conti anche così si arriva alla pace; dei conti correnti di banche, aziende e azionisti!

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