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martedì 12 giugno 2012

1045. Il triste mestiere dell’insegnante


Interessanti riflessioni che condivido in questo articolo.
Oggi il lavoro dell’insegnante è ingrato. Ha perduto il riconoscimento sociale, ha perduto autorevolezza. Di conseguenza è sottopagato. Ma, nell’opinione co­mune, è pagato anche troppo, rispetto alle ore di lavoro settimanali e alle va­canze estive. La sua funzione istituzionale ridotta a far da guardiano della classe; a impedire risse, incidenti, fughe, aggressioni, delle cui conseguenze penali può essere chiamato a rispondere. La sua funzione si avvicina sempre più a quella del non-docente, anche nell’abbigliamento, nelle espressioni verbali, nella ge­stualità.
Precarietà e incertezza hanno fatto il resto. Un’attività assistenziale, retribuita con gli stessi parametri dell’assistenziali­smo pubblico. Non c’è da stupirsi se nelle città più ricche manchino gli insegnanti. Se i laureati più preparati preferiscano inseguire altri progetti professionali. Se l’insegnamento sia visto come l’ultima spiaggia, su cui abbandonarsi dopo aver provato di tutto.

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