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lunedì 29 agosto 2011

318. Odio (parte 1)



Odio la prepotenza e tutti quelli che impongono agli altri le loro decisioni.
Odio i politici italiani perché, sia di destra che di sinistra, mangiano tutti nello stesso piatto che noi abbiamo riempito.
Odio chi mi supera in macchina zizzagando da una corsia all’altra pensando di essere il migliore.
Odio i vicini di casa che ridono e si urlano dietro pensando che il loro mondo inizia e finisce tra quelle quattro mura.
Odio i colleghi di lavoro che mi tocca sopportare facendo finta, mentre non me ne frega un cazzo di quello che dicono.
Odio i telefilm americani dove, alla fine, il bene trionfa sul male.
Odio la musica che canta i buoni sentimenti e l’amore, insopportabile per le tragedie che viviamo tutti i giorni.
Odio Studio Aperto, con la sua musichetta a sottolineare il nuovo caso umano da raccontare e spolpare.
Odio l’italiano che si crede furbo non pagando le tasse e viaggiando sulla barca pagata con i soldi evasi e ridendo degli italiani onesti che sbavano dietro quella imbarcazione.
Odio i vestiti firmati, le scarpe firmate, gli orologi firmati e le marche in genere perché io sono quello che sono e non quello che indosso.
Odio la popolazione mondiale che non si domanda cosa è riuscita a fare a questo pianeta, ma controlla on-line il proprio conto corrente.
Odio la sofferenza degli animali inferta dagli essere umani, molto poco umani e molto esseri indegni.
Odio il senso della proprietà e l’accaparramento senza fine, grande segno della decadenza infinita di questa infame società post-capitalistica e post tutto il resto.
Odio me stesso, perché non si può continuare così.

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