sabato 1 ottobre 2011

341. Per non dimenticare 2


L’anno scorso a quest’ora io ero un uomo libero: fuori legge ma libero, avevo un nome e una famiglia, possedevo una mente avida e inquieta e un corpo agile e sano. Pensavo a molte lontanissime cose: al mio lavoro, alla fine della guerra, al bene e al male, alla natura delle cose e alle leggi che governano l’agire umano; e inoltre alle montagne, a cantare, all’amore, alla musica, alla poesia. Avevo una enorme, radicata, sciocca fiducia nelle benevolenza del destino, e uccidere e morire mi parevano cose estranee e letterarie. I miei giorni erano lieti e tristi, ma tutti li rimpiangevo, tutti erano densi e positivi; l’avvenire mi stava davanti come una grande ricchezza. Della mia vita di allora non mi resta oggi che quanto basta per soffrire la fame e il freddo; non sono più abbastanza vivo per sapermi sopprimere.
Se parlassi meglio tedesco, potrei provare a spiegare tutto questo a Frau Mayer; ma certo non capirebbe, o se fosse così intelligente e così buona da capire, non potrebbe sostenere la mia vicinanza, e mi fuggirebbe, come si fugge il contatto con un malato incurabile o con un condannato a morte. O forse mi regalerebbe un buono per mezzo litro di zuppa civile.

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