Due
notizie in due giorni che raccontano cosa riescono a fare i giocatori d’azzardo
per mantenere quello che troppi definiscono ancora un vizio e che invece il
sottoscritto e altri definiscono una patologia. In provincia di Torino un
giovane ha simulato un furto per non raccontare che aveva buttato al Bingo 400
euro, mentre vicino a Pescara una madre faceva prostituire la figlia dodicenne
per raccogliere qualche soldo da giocare al Bingo.
Chi
non gioca sa bene che non è attraverso il gioco che risolverà i suoi problemi
economici, ma chi gioca principalmente fa finta di ignorare questo preciso
assioma. Certamente qualcuno vince grosse somme, che tabaccai, rivendite e giornali
si affrettano a sottolineare, ma la stragrande maggioranza di persone perde
cifre anche considerevoli, perché gli unici che ci guadagnano sono le società
che gestiscono i giochi stessi. Una volta anche lo Stato incamerava grosse
quantità di denaro, ma da almeno sei anni gli incassi per lo Stato sono sempre
gli stessi, con però un netto aumento degli incassi. Per il 2011 parliamo di 80
miliardi di euro, mica di bruscolini, con il 30% che finisce nelle tasche delle
società.
La
trasmissione Report si è occupata di andare a vedere chi c’era dietro queste
società e guarda caso ha anche trovato uomini vicino a senatori e deputati,
mentre gli italiani continuano a giocare e non si rendono conto di “regalare” i
soldi che faticosamente guadagnano ai soliti noti.
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