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venerdì 3 febbraio 2012

576. Il gioco d’azzardo patologico a Verona


In questa intervista il dott. Maurizio Gomma del Dipartimento Dipendenze Ulss 20 di Verona racconta che le richieste di aiuto sono passate da una media di 1 o 2 al mese nel corso 2010 a circa 1 o 2 alla settimana nell’ultimo semestre del 2011.
I servizi offerti dal Dipartimento partono sempre da una prima fase di diagnosi del soggetto per capire se il problema sia legato solo al gioco oppure se siano presenti anche altre forme di dipendenze, ad esempio dall’alcol o dal tabacco o ancora se vi siano altre patologie quali i disturbi della personalità o del tono dell’umore. La seconda fase consiste in un Training di tipo psicologico/educativo suddiviso in sette fasi che aiutano il soggetto a capire che il gioco è un problema, a gestire il denaro e il tempo libero e insegnano a riconoscere e gestire il craving, cioè il momento in cui si avverte il bisogno impellente di giocare, puntare o scommettere. Questo percorso può essere sufficiente per aiutare molti soggetti ad uscire dalla dipendenza, soprattutto quelli per i quali è possibile un supporto aggiuntivo da parte della famiglia. Altri percorsi prevedono l’invio ai gruppi di auto-aiuto esistenti sul territorio e, nei casi più gravi, si può valutare un trattamento residenziale finalizzato al superamento della fase più delicata di dipendenza da gioco patologico. 

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