Alex
Soojung-Kim pang pubblica
nel 2015 questo interessante libro dal sottotitolo: istruzioni
per un uso equilibrato e felice della tecnologia. L’autore si
domanda come rimanere attenti a come i dispositivi ci possono
trasformare e come utilizzarli in maniera saggia. Non potendone più
fare a meno, occorre trovare un compromesso intelligente quindi
propone parecchi riflessioni e alcune strategie efficaci di
contenimento e gestione del fenomeno.
Uno
dei più saggi detti buddhisti afferma che il dolore è inevitabile,
ma la sofferenza è una scelta. Perdita e morte sono inevitabili. Gli
amici vanno e vengono, le persone che amiamo muoiono, le catastrofi
colpiscono e alla fine tutti devono fare i conti con la propria
mortalità. Sfuggire a queste cose non rientra nei nostri poteri, ma
si può sviluppare la capacità di affrontarle con dignità. Si può
imparare dalle esperienze dolorose, diventare più saggi e migliori
attraverso si esse e prepararsi meglio alla prossima battuta
d’arresto. In questo mondo iperconnesso e high-tech ci si trova ad
affrontare una situazione simile. Le tecnologie informatiche sono
ineludibili. Sono parte del mondo in cui si lavora. Reclamano il
nostro tempo e sono assetate della nostra attenzione. Fanno
affidamento sul fatto che il rapporto con l’informatica è intenso
e profondo e riflettono l’entanglement con gli utensili più
intelligenti ed efficienti, ma troppo spesso finiscono per farci
sentire più impegnati, distratti e annoiati. C’è chi dice che
l’inevitabile costo dell’essere sempre accesi e connessi consiste
ne fatto che l’attenzione sia perennemente spezzettata e la mente
soggetta a infinite richieste e distrazioni. Ma è sbagliato. Siamo
eredi di un patrimonio contemplativo che si può usare per riprendere
il controllo delle tecnologie utilizzate, per domare la mente scimmia
e per riprogettare la propria mente estesa. Essere connessi è
inevitabile. Distrarsi è una scelta.
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