Se
è vero che il diciassettenne di Torino ha almeno trenta rapine a suo carico e
che ha anche dei complici più piccoli di lui, ci troviamo di fronte a un
ragazzo che se non approfitterà del carcere minorile, come luogo di riflessione,
è presumibile che nel suo prossimo futuro abbandonerà il cavatappi affilato,
che usava per rapinare di denaro e cellulare le giovani vittime, e passerà a
qualcosa di più impegnativo e adulto.
Il
mio personale augurio è che incontri qualcuno in grado di aiutarlo a dare un
altro senso alla sua esistenza e spero che abbia orecchie per ascoltare, cuore
per sentire e cervello per cambiare.
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