In
una lettera aperta sui quotidiani il numero uno di LeoVegas scrive
tra le tante cose che con il divieto di pubblicità i giocatori si
rivolgeranno a operatori senza concessioni e lo Stato perderà
entrate erariali. Il vicepremier risponde tramite Facebook che i
costi sociali dell'azzardopatia sono quasi equivalenti alle tasse
incassate, per cui il “gioco” non vale la candela. Chissà perchè si sia mossa una società almeno al sottoscritto sconosciuta e non le altre aziende?
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