Sostanze,
cose, strutture o successioni di esperienze desiderate che sono in un
certo senso ‘buone’ per l’organismo – regimi alimentari,
condizioni di vita, temperatura, divertimenti, sesso e così via –
non sono mai tali che una quantità maggiore di esse sia sempre
meglio di una quantità minore.
Al
contrario, per tutti gli oggetti e le esperienze esiste sempre una
quantità con un valore ottimale; al di sopra di esso la variabile
diventa tossica, scendere al di sotto di quel valore significa subire
una privazione. Questa caratteristica dei valori biologici non si
riscontra nel denaro. Il denaro ha sempre un valore transitivo: più
denaro è presumibilmente sempre meglio che meno denaro; per esempio
mille e un dollaro sono preferibili a mille dollari.
Per
i valori biologici le cose non stanno così: più calcio non è
sempre meglio che meno calcio. Vi è una quantità ottimale di calcio
di cui un dato organismo può aver bisogno nella sua dieta: al di
sopra di essa il calcio diventa tossico.
Analogamente,
per l’ossigeno che respiriamo, per i cibi o per le componenti di
una dieta e probabilmente per tutti gli elementi presenti in una
relazione, il troppo è nemico del bene. Si può anche soffrire per
troppa psicoterapia.
Una
relazione senza conflitti è noiosa, una relazione con troppi
conflitti è tossica: ciò che è desiderabile è una relazione con
una quantità ottimale di conflitti. Perfino il denaro, considerato
non in sé, ma nei suoi effetti su chi lo possiede, può forse, oltre
un certo limite, risultare tossico. In ogni caso, la filosofia del
denaro, l’insieme dei presupposti secondo cui quanto più denaro si
ha tanto meglio è, è del tutto antibiologica. Nondimeno, pare che
questa filosofia possa essere insegnata a cose viventi.
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