Alain
Deneault pubblica in Italia nel 2019 questo saggio che invita ad una
serie di riflessioni intorno all’economia messa al centro delle
vite di ognuno noi, ma che non può essere criticata. Gli affari sono
affari per cui non si può badare troppo al sottile, ma se qualcuno
lo fa non succede più come una volta. Adesso la maggior parte delle
persone, compresi giornalisti e critici, si autocensura. L’uso
della tecnologia ha fatto il resto.
Sotto
i dati, sotto i calcoli, sotto la speculazione ci sono crimini,
sangue, ladrocini e morti, è vero, ma sono aspetti cui è stata
messa un’efficace sordina dalla scienza economica e dalle sue
incontestabili prerogative.
Un
fatto è certo: la modalità nevrotica che lo sport come spettacolo
mette in scena va nell’interesse dei potenti, perché la sua
esemplarietà tende a scusare determinate regole economiche che
plasmano la vita della gente come una patologia. Il rituale sportivo
estetizza le restrizioni che devono essere interiorizzate
dall’operaio alla catena di montaggio o dal burocrate schiacciato
da contraddizioni di cui non è responsabile.
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