Occorre
avere fantasia, faccia tosta e i giusti appoggi. A Franco Femia credo
non mancasse nulla, tanto che come racconta l’articolo andava in tv
a spiegare l’utilità dei suoi apparecchi. Le slot avevano giocate
di soli quattro secondi, un tempo inferiore rispetto a quello delle
macchine a norma, che peggiora la compulsività ed i gettoni venivano
poi cambiati con soldi veri. Il ricavato per proprietario e gestore
era enorme ed ovviamente non veniva pagata nessuna tassa.
Il
cognome poi è lo stesso di tale Nicola Femia, coinvolto nel processo
Black Monkey, sempre per questioni di slot in Emilia Romagna.
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