Limitare
lo spazio per attività legate al gioco non appare sproporzionato
«perché non si tratta di introduzione di una sorta di
“proibizionismo”, che potrebbe sortire effetti contrari sul piano
stesso della tutela della salute, né di divieto generalizzato, ma di
regolamentazione in corrispondenza di luoghi particolari». Nemmeno
si può sostenere che una norma del genere favorisca il gioco
illegale: «L’inadeguatezza di tale questione - conclude il
Collegio - non può costituire argomento valido per sostenere la non
appropriatezza delle limitazioni introdotte al gioco lecito a tutela
della salute attraverso il distanziometro»
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