Natasha
Dow Schull pubblica in Italia nel 2015 questo interessante libro. Con
il sottotitolo “progettare il gioco, costruire la dipendenza”, il
volume è curato da Marco Dotti e Marcello Esposito. La ricercatrice
americana ha impiegato quasi un ventennio per raccogliere parecchio
materiale, concentrando il suo lavoro nella città di Las Vegas e
registrando l'enorme impatto che ha avuto il gambling machine
sull'economia e sulle persone. C'è il punto di vista dei giocatori e
ci sono le tante dichiarazioni di chi invece con il gioco d'azzardo
ci fa profitto. Molte sono le domande che rimangono senza risposta e
molte sono le contraddizioni che l'autrice solleva, anche per quanto
riguarda la cura dei giocatori d'azzardo patologici. Per quanto gli
Stati Uniti siamo un altro sistema economico, credo che nell'ultimo
ventennio anche noi in Italia abbia vissuto qualcosa di molto simile.
Assolutamente da leggere, perché il rapporto uomo-macchina è uno
dei temi centrali di questa contemporaneità.
Un
interior design può guidare i clienti del casinò alle macchine
automatiche a gioco e un'interfaccia ottimamente configurata può
incrementare la loro spesa e prolungare la loro permanenza, ma i
processi tramite i quali le macchine distribuiscono vincite o perdite
sono quelli che mettono in moto il gioco continuato.
Gli
algoritmi per estrarre il massimo valore possibile dal giocatore
impostano agende e budget per prevedere quando e quanto ci si possa
aspettare che un giocatore giochi, generando dei “report di
modifica del comportamento” che suggeriscono a quali tipi di
sollecitazioni lui o lei potrebbero rispondere. Un giocatore
d'azzardo che non va a giocare da tempo, il giocatore cosiddetto
“tardivo”, riceve una comunicazione e-mail seguita da una
telefonata.
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