sabato 11 febbraio 2017

3967. Architetture dell'azzardo


Natasha Dow Schull pubblica in Italia nel 2015 questo interessante libro. Con il sottotitolo “progettare il gioco, costruire la dipendenza”, il volume è curato da Marco Dotti e Marcello Esposito. La ricercatrice americana ha impiegato quasi un ventennio per raccogliere parecchio materiale, concentrando il suo lavoro nella città di Las Vegas e registrando l'enorme impatto che ha avuto il gambling machine sull'economia e sulle persone. C'è il punto di vista dei giocatori e ci sono le tante dichiarazioni di chi invece con il gioco d'azzardo ci fa profitto. Molte sono le domande che rimangono senza risposta e molte sono le contraddizioni che l'autrice solleva, anche per quanto riguarda la cura dei giocatori d'azzardo patologici. Per quanto gli Stati Uniti siamo un altro sistema economico, credo che nell'ultimo ventennio anche noi in Italia abbia vissuto qualcosa di molto simile. Assolutamente da leggere, perché il rapporto uomo-macchina è uno dei temi centrali di questa contemporaneità.



Un interior design può guidare i clienti del casinò alle macchine automatiche a gioco e un'interfaccia ottimamente configurata può incrementare la loro spesa e prolungare la loro permanenza, ma i processi tramite i quali le macchine distribuiscono vincite o perdite sono quelli che mettono in moto il gioco continuato.



Gli algoritmi per estrarre il massimo valore possibile dal giocatore impostano agende e budget per prevedere quando e quanto ci si possa aspettare che un giocatore giochi, generando dei “report di modifica del comportamento” che suggeriscono a quali tipi di sollecitazioni lui o lei potrebbero rispondere. Un giocatore d'azzardo che non va a giocare da tempo, il giocatore cosiddetto “tardivo”, riceve una comunicazione e-mail seguita da una telefonata.

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