Fin
dall’alba dei tempi gli esseri umani hanno dovuto letteralmente
ingegnarsi per le evidenti limitazioni che la fisiologia ha portato a
corredo, ma con una capacità cognitiva che ha ampiamente
rimediato al deficit fisico. Tutta la storia dell’umanità è una
lotta alla sopravvivenza ed è caratterizzata dall'uso
dell’intelligenza
per conoscere e migliorare la propria condizione. A volte questo
impegno riguardava il singolo, altre volte le ricadute erano anche
sulla comunità. Non si poteva pensare di passare la propria
esistenza con il cibo contato, sempre alle prese con la forza degli
elementi e di fronte ad esse essere impotenti. Su alcune questioni
sono evidenti i miglioramenti e la capacità di controllo a cui si è
giunti, su altri la natura prevale e presenta spesso conti molto
salati in termini di vite e distruzione. Da sempre l’umanità si
confronta anche con il potere, derivato soprattutto dall’accumulo
di ricchezze. Se possiedi in misura importante e intrecci relazioni
con altri come te, si crea una piccola o grande élite che controlla
e gestisce il mantenimento dello status quo o la sua espansione. Chi
non fa parte di questo gruppo ambisce ad entrarci e chi ne fa parte
fa di tutto per rimanerci, questo fin dalla notte dei tempi, da
quando si è passati da un economia di sopravvivenza a quella di
sussistenza, che ha dato l’opportunità di creare apparati che
prima non era possibile neanche pensare, visto che occorreva cacciare
o raccogliere cibo. Con lo sviluppo del capitalismo è avvenuta una
forte accelerazione di questo meccanismo, che se mantenuto al minimo
potrebbe garantire anche più effetti positivi che negativi. Come per
tutte le cose costruite dagli esseri umani, non esistono solo aspetti
positivi. Quando costruisco una casa sottraggo materie prime, devo
edificarla in una zona adatta, magari disboscando ed ho comunque un
impatto, quella che si chiama impronta ecologica. Quando si era un
gruppo sparuto che vagava sul nostro pianeta il tutto era molto
contenuto, ora sarebbe meglio pensare azioni che ne limitino il
raggio d’azione, ma anche in questo caso ci si scontra con qualcosa
di intimamente connesso all’animo umano, il senso di espansione. Se
non stai bene dove vivi, semplicemente ti sposti, con la speranza di
poter stare meglio. Credo che potrebbe essere tranquillamente
considerata una parte biologica, ma risulta essere anche la cosa più
logica. Se il mio campo non produce più nulla o muoio di fame oppure
ne cerco uno fertile. Oggi però il trionfo della tecnica ha permesso
di sovvertire questa logica in molte maniere diverse. Prima ha
cercato di intervenire sul terreno, utilizzando tonnellate di
prodotti chimici e meccanizzando ogni processo possibile, poi è
passato alla modificazione genetica dei prodotti alimentari per
renderli più resistenti o più belli. L’umanità ha continuamente
forzato la mano alla Natura, perché è quello che sa fare meglio da
millenni. Prima occorrevano anni per vedere qualche risultano, oggi
bastano pochi giorni, ma la necessità di trovare scorciatoie per
raggiungere l’obiettivo rimane costante. Qualcuno lo chiama
progresso e forse è la parola giusta, ma come si misura e
soprattutto oggi qual è il suo significato? Ma ancora come viene
vissuto da chi il progresso lo subisce e non lo sceglie? Il messaggio
che arriva dalle élite del giorno d’oggi è molto chiaro: arraffa
tutto quello che puoi arraffare e non preoccuparti degli altri.
Seppur sia un comportamento antico, tante situazioni l’hanno reso
centrale negli ultimi anni, almeno dal mio punto di vista. I media
bombardano tutti quanti di notizie di guerre, atti di terrorismo,
malattie, omicidi e crisi economici, facendoci vivere in un perenne
clima di paura, tanto che a forza di sentirle ci siamo assuefatti.
L’unico modo di sopravvivere è neanche ascoltarle, ma quelle
parole si infilano in profondità e ormai sono parte di molti di noi.
Mi viene in mente quando nel film “Matrix” le macchine spiegano
come abbiano avuto difficoltà a capire quale realtà proporre
all’umanità, perché in un primo esperimento dove vivevano tutti
in una sorta di paradiso terrestre, l’intero raccolto era andato
distrutto. Quando invece hanno proposto un modello di società
contemporaneo sul modello occidentale, fatto di lavoro, fatiche e
povertà, allora il progetto aveva funzionato. La maggioranza
dell’umanità ambisce a un futuro senza conflitti, ma secondo
questo pensiero non ci sarebbe la Vita. La questione è che in Europa
il conflitto è molto basso, ma c’è un costo da pagare e lo sanno
bene alcuni, che hanno come obiettivo quello di anestetizzare questa
enorme popolazione, che non vede l’ora di scatenare la violenza che
è insita, forse, nell’essere umano. Come raggiungere questo
obiettivo mi è chiaro tutte le volte che salgo sulla metropolitana e
vedo quasi tutti curvi sul loro smartphone. Se le energie sono tutte
rivolte a quell’oggetto, dove potrebbe sfociare l’aggressività
di tanti? Certo non vale per l’intera popolazione, ma l’importante
è coinvolgerne la maggior parte. Si sa che ci sarà sempre una
piccola minoranza che non seguirà i dettami della massa, ma proprio
per questo è importante la sua esistenza. Se non ci fosse una
minoranza, cosa ne
sarebbe
della maggioranza? L’idea della scorciatoia affascina quando sei
ragazzino, quando cammini per i boschi e tagli per i prati, provando
un senso di piacere. Certo avevi fatto fatica in più e corso qualche
rischio, eppure volevi discutere sul piacere di essere arrivato prima
e di aver percorso strade non battute? Poco importava se per farlo
eri passato attraverso una pietraia e qualche sasso era finito a
valle, ma apparentemente nessuno si era fatto male e si era raggiunto
l’obiettivo. Oggi le scorciatoie sono le sostanze, il gioco
d’azzardo, le tangenti, le raccomandazioni, le mafie, chi inquina,
chi taglia la strada e si potrebbero fare altri mille esempi. Sono
espedienti che all’inizio funzionano, ma che infine mostrano la
loro reale portata. Anche la scoperta dell’energia atomica rientra
in questa categoria. Un modo più veloce e potente per ottenere
maggior energia, ma a quale costo? Non suggerisco di tornare all’età
della pietra, dove mi immagino che qualche bosco sia stato bruciato
mentre gli esseri umani capivano come gestire il fuoco, ma non si
potrebbe smetterla con questo andamento per tentativi ed errori,
almeno pensando che siamo nel 2017? Oppure non troppo in fondo siamo
sempre quegli essere spauriti davanti ad un fulmine, interpretandolo
come una punizione divina? Troppe poche volte non ci si domanda
quale sia il prezzo da pagare perché si rimane abbagliati dalla
nuova scoperta o
dall'effetto che produce su noi stessi una determinata sostanza o
esperienza.
Quasi tutti ambiscono ad ottenere il massimo dei risultati con il
minimo degli sforzi, ma se si prendono anche delle scorciatoie, la
situazione diventa drammatica, soprattutto se si utilizza il
paradigma scientifico alla propria esistenza. Se lo scienziato è
attratto dalla scorciatoia, magari perché frustrato dagli insuccessi
la ricaduta delle sue scelte non sarà quantificabile per un lungo
periodo. Nella vita quotidiana cercare di abbreviare i tempi non
porta altro che a incasinare ulteriormente l’intera faccenda.
Seppur faticoso, occorre prendere il sentiero più lungo. Se si tenta
di abbreviare il percorso non sempre si raggiunge l’obiettivo.
Molti moriranno nel tentativo. Se questa è sicuramente una
caratteristica umana, che ci ha permesso di andare sulla Luna,
occorrerebbe rivolgere le stesse energie per “sistemare” tutto
quello che abbiamo danneggiato per andarci. Occorrerebbe “solamente”
orientare diversamente la nostra energia.
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