Copio
e incollo volentieri il Decalogo: “10 buone ragioni per scrivere di sé” di
Corinna Alboino.
1. Scrivere di sé per il piacere di raccontarsi
Una buona occasione per ripensare alla propria vita nell’intento di conferire senso ad una esistenza che, anche se spesso non si è rivelata ”il migliore dei mondi possibili”, rimane pur tuttavia la nostra storia, quella che per necessità, caso o per il volere di un buon Dio ci è stata data in sorte. Un vissuto che per la sua unicità e irripetibilità chiede e merita di essere raccontato. Non c’è narrazione infatti che non sollevi domande, susciti meraviglia.
2. Scrivere di sé per non dimenticare o essere dimenticati
È lo strenuo tentativo di contrastare l’operare bizzarro di una memoria che gioca ad omettere, dislocare, consegnare all’oblio tessere di vita importanti. Incurante che con esse ne vada inevitabilmente di una parte di noi. Fissare la propria vicenda rappresenta altresì l’indomita volontà di un io che lottando contro l’inesorabilità del nulla, rivendica di lasciare una qualche traccia di sé.
3. Scrivere di sé è cura dell’anima
Facilita la crescita della personalità nel suo complesso. Sviluppa infatti l’immaginazione, la capacità creativa, educa alla riflessione, dà libero flusso all’emotività. Ci offre la possibilità di riordinare e collocare nella sequenza temporale quella congerie di trame emotive e biografiche che intimamente ci abitano. Una sorta di “tecnologia del sé” diretta a realizzare una trasformazione interiore che mira al raggiungimento di quella felicità, perfezione, saggezza, già individuate dagli antichi come forme di completezza individuale.
4. Scrivere di sé è auto-pedagogico
Valorizzare attraverso il racconto la propria vicenda restituisce fiducia in se stessi, alimenta l’autostima, consente di riconoscere e promuovere i nostri talenti così da acquisire visibilità sociale. È dunque la possibilità di essere soggetti sul teatro della storia.
5. Scrivere di sé per elaborare il dolore
Un dispositivo utile per affrontare traumi, eventi tragici, paure, momenti in cui si avverte che proprio ciò che non si può dire, si riesce solo a scrivere. Per uscire dalla fissità della sofferenza e riaprire orizzonti di senso.
6. Scrivere di sé è apertura all’altro
L’esercizio di tale pratica all’interno di un gruppo favorisce la socialità. Educa all’accoglienza, all’ascolto e al rispetto delle opinioni altrui. Raccontarsi, scrivere e poi condividere le esperienze di vita aiuta la conoscenza, muove empatia, fa fiorire l’amicizia, la solidarietà.
7. Scrivere di sé per emanciparsi
In particolare per le donne, l’attenzione alla propria storia può rappresentare la scoperta di uno strumento di sviluppo della consapevolezza, oltre a significare il riscatto dalle paure, dalle inibizioni e da tutte quelle forme di inadeguatezza, di dipendenza di cui sono intessute le loro storie.
8. Scrivere di sé come difesa della pluralità
Nella complessità del nostro tempo, in cui tutto il portato della nostra tradizione è travolto da un cambiamento vertiginoso, l’identità è esposta al rischio di perdersi. La minaccia proviene da un sistema globalizzato che funziona secondo una logica omologante che annulla ogni differenza. Fare memoria costituisce, in questa emergenza, una efficace modalità di continua risignificazione del sé.
9. Scrivere di sé per ri-creare il domani
Ricordare è ripensarsi, capire quello che siamo diventati, rimettere in moto nuove energie, essere più attrezzati nel reinventare il futuro.
10. Scrivere di sé per il piacere di appartenere alla Libera, ad Anghiari, alla comunità degli autobiografi.
Una buona occasione per ripensare alla propria vita nell’intento di conferire senso ad una esistenza che, anche se spesso non si è rivelata ”il migliore dei mondi possibili”, rimane pur tuttavia la nostra storia, quella che per necessità, caso o per il volere di un buon Dio ci è stata data in sorte. Un vissuto che per la sua unicità e irripetibilità chiede e merita di essere raccontato. Non c’è narrazione infatti che non sollevi domande, susciti meraviglia.
2. Scrivere di sé per non dimenticare o essere dimenticati
È lo strenuo tentativo di contrastare l’operare bizzarro di una memoria che gioca ad omettere, dislocare, consegnare all’oblio tessere di vita importanti. Incurante che con esse ne vada inevitabilmente di una parte di noi. Fissare la propria vicenda rappresenta altresì l’indomita volontà di un io che lottando contro l’inesorabilità del nulla, rivendica di lasciare una qualche traccia di sé.
3. Scrivere di sé è cura dell’anima
Facilita la crescita della personalità nel suo complesso. Sviluppa infatti l’immaginazione, la capacità creativa, educa alla riflessione, dà libero flusso all’emotività. Ci offre la possibilità di riordinare e collocare nella sequenza temporale quella congerie di trame emotive e biografiche che intimamente ci abitano. Una sorta di “tecnologia del sé” diretta a realizzare una trasformazione interiore che mira al raggiungimento di quella felicità, perfezione, saggezza, già individuate dagli antichi come forme di completezza individuale.
4. Scrivere di sé è auto-pedagogico
Valorizzare attraverso il racconto la propria vicenda restituisce fiducia in se stessi, alimenta l’autostima, consente di riconoscere e promuovere i nostri talenti così da acquisire visibilità sociale. È dunque la possibilità di essere soggetti sul teatro della storia.
5. Scrivere di sé per elaborare il dolore
Un dispositivo utile per affrontare traumi, eventi tragici, paure, momenti in cui si avverte che proprio ciò che non si può dire, si riesce solo a scrivere. Per uscire dalla fissità della sofferenza e riaprire orizzonti di senso.
6. Scrivere di sé è apertura all’altro
L’esercizio di tale pratica all’interno di un gruppo favorisce la socialità. Educa all’accoglienza, all’ascolto e al rispetto delle opinioni altrui. Raccontarsi, scrivere e poi condividere le esperienze di vita aiuta la conoscenza, muove empatia, fa fiorire l’amicizia, la solidarietà.
7. Scrivere di sé per emanciparsi
In particolare per le donne, l’attenzione alla propria storia può rappresentare la scoperta di uno strumento di sviluppo della consapevolezza, oltre a significare il riscatto dalle paure, dalle inibizioni e da tutte quelle forme di inadeguatezza, di dipendenza di cui sono intessute le loro storie.
8. Scrivere di sé come difesa della pluralità
Nella complessità del nostro tempo, in cui tutto il portato della nostra tradizione è travolto da un cambiamento vertiginoso, l’identità è esposta al rischio di perdersi. La minaccia proviene da un sistema globalizzato che funziona secondo una logica omologante che annulla ogni differenza. Fare memoria costituisce, in questa emergenza, una efficace modalità di continua risignificazione del sé.
9. Scrivere di sé per ri-creare il domani
Ricordare è ripensarsi, capire quello che siamo diventati, rimettere in moto nuove energie, essere più attrezzati nel reinventare il futuro.
10. Scrivere di sé per il piacere di appartenere alla Libera, ad Anghiari, alla comunità degli autobiografi.
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