domenica 24 marzo 2019

4725. Autobiografia di uno spaventapasseri


Boris Cyrulnik pubblica in Italia nel 2009 questo libro che parla di resilienza. Con il sottotitolo: strategie per superare le esperienze traumatiche l’autore francese tratteggia le storie di molti bambini sopravvissuti alla Shoah, alla seconda guerra mondiale, ai Tutsi e ad altri catastrofici conflitti tra umani, molto diversi dalle catastrofi ambientali. L’autore cerca di capire come sia possibile attivare processi di resilienza, individuando quando succede e quando invece purtroppo non succede.

I bambini che si nascondono per non morire, poi nascondono di essere stati nascosti. Coloro ai quali vengono nascoste le origini o le cui origini si nascondono, ci insegnano che la nostra identità si costruisce attraverso un racconto. Ma ci spiegano anche che questo racconto intimo deve armonizzarsi con i racconti dell’ambiente (familiare, sociale e culturale), affinché la nostra persona possa condividere l’esistenza di coloro che sono attorno a noi. Un abisso all’origine di sé turba l’identità. Un racconto non condivisibile lacera le relazioni.
Per provocare un processo di resilienza in una persona la cui identità e i cui legami sono stati ridotti a brandelli, è necessario dapprima agire sui racconti dell’ambiente, per preparare quest’ultimo ad ascoltare questi racconti intimi, così difficili da esprimere. Non si può parlare in qualsiasi momento, luogo o modo. I racconti di sé devono armonizzarsi con i racconti del contesto. È solo a questa condizione, in questo momento sensibile delle nostre storie congiunte, che ci stupiremo di poter trasformare un così grande dolore in un così grande piacere.

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