Esiste una Bergamo che non esiste. Che si nasconde nel corridoio
nascosto di un’immensa sala da bingo. Che si rintana nei bar di
quartiere, la notte, per poi tornare al canto del gallo a partecipare al
ballo mascherato che li vuole padri, amici, direttori, operai. Oppure
emarginati e basta. I locali dove si gioca sono pieni. Non c’è nulla che
sia illegale. Nemmeno è una colpa: è la legge della giungla. «Giocare
responsabilmente»: come a dire «uomo avvisato». Ma l’altro volto di
questo locale pieno è un non-volto fatto di mille volti catatonici,
statici, spenti, tesi e nervosi.
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