Con il
sottotitolo: “Troppa psicologia nella vita quotidiana” il
sociologo Frank Furedi pubblica in Italia nel 2005 questo
interessante saggio, che analizza come il l'approccio terapeutico
abbia ormai invaso tutti gli spazi, uscendo dalla stanza
dell'analista e colonizzando gli ambiti della politica, dell'economia
e lo spazio privato. L'analisi riguarda il mondo statunitense e
inglese, ma piccole e grandi germinazioni di questo atteggiamento
sono presenti anche nel da noi.
“Negli
ultimi venticinque anni si è imposta una definizione sempre pià
ampia di disagio psicologico ed è stata scoperta un'enorme varietà
di nuove malattie La nostra è l'epoca di traumi, delle sindromi, dei
disordini e delle dipendenze. A una vasta porzione della popolazione
vengono diagnosticati PTSD, depressione, dipendenza, sindrome da
affaticamento cronico, disturbo da deficit di attenzione, disordine
multiplo della personalità”.
“Nel
secolo scorso l'idea di individualità ha subìto continue modifiche,
dovute al declino dei sistemi di significato condivisi e dalle
identità collettive. Di conseguenza, l'identità individuale viene
sempre più percepita come un problema di scelta e di decisione
personale e la cultura terapeutica, con il suo orientamento al sé,
conferma questa prospettiva. L'ethos terapeutico contribuisce inoltre
alla costruzione di una precisa versione del sé”.
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