Le scrivo
in merito al disegno di legge sugli educatori professionali. Quale
prima firmataria mi è sembrato doveroso almeno scriverle qualche
considerazione in merito alla nuova normativa, di cui c'è
sicuramente bisogno.
Ho
iniziato a fare l'educatore senza titolo nel 1997, poi mi sono
riqualificato alla scuola educatori di Cuneo per tre anni. Nel mentre
è uscito il decreto che istituiva il percorso universitario
sanitario. Una volta diplomato, essendo il titolo poco utile se non
inutile, mi sono iscritto a quello che è stato definito un percorso
abbreviato all'Università di Torino e dopo 4 anni di attesa sono
riuscito ad iscrivermi, vedendomi riconosciuti 120 crediti. Lavorando
sono riuscito infine a laurearmi nel 2008 e pensavo proprio di non
dovermi più preoccupare dei titoli accademici per lavorare. Scelsi quel tipo di corso,
molto più impegnativo vista la frequenza obbligatoria ed altre
fatiche, perché mi garantiva di poter lavorare nei tanti settori che
l'educatore può occupare. Se fosse stato diverso, avrei certamente
frequentato Scienze dell'educazione. Ora le cose cambiano nuovamente
e non basta scrivere nella legge che le Università si impegnano a
riconoscere il maggior numero di crediti per ottenere anche l'altra
laurea. Ma si è mai visto che per lavorare occorrono due lauree in
pratica uguali? Le sembra sensato? Giustamente la Legge si preoccupa
dei tanti, troppo educatori senza titolo che in questi vent'anni non
ne hanno proprio voluto sapere di iscriversi e prendere un titolo e
li “premia” con una bella sanatoria senza neanche un esame o una
mini tesina. Intanto chi si è preoccupato e fatto sacrifici deve
rincorrere le normative e adeguarsi. Le sembra equo?
Inoltre
l'area di lavoro dell'educatore socio-pedagogico è enorme, mentre
per quello socio-sanitario rimangono le briciole. Addirittura
l'educatore socio-pedagogico può inserirsi nel socio-sanitario,
ovviamente solo per gli aspetti socio-educativi. Ma si rende conto
della sovrapposizione? Certo che se c'è la volontà di lasciare il
campo a una sola figura, cosa ottima, sarebbe stato meglio farlo in
maniera più limpida. Prevedo per il futuro uno svuotamento del corso
sanitario, anche perché quando bandiranno un concorso in sanità,
quando lo bandiranno, potranno sempre fare leva su quella fantastica
definizione. Cosa può impedire a un educatore socio-pedagogico di
lavorare nel settore delle Dipendenze o in Psichiatria?
Per
rendere giustizia al sottoscritto e ai tanti studenti iscritti ad
educazione professionale, sarebbe giusto che si abbia la doppia
laurea, in modo da poter lavorare nel socio-assistenziale come oggi.
Dopo l'approvazione della legge, gli studenti potranno scegliere con
cognizione di causa, sapendo bene dove il loro titolo è
riconosciuto. Farlo in maniera retroattiva lo trovo profondamente
scorretto e questo non dovrebbe capitare.
Mi auguro
che legga queste riflessioni e le auguro un buon lavoro.
Risponderà?
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