domenica 15 gennaio 2017

3942. Lettera all'onorevole Vanna Iori


Le scrivo in merito al disegno di legge sugli educatori professionali. Quale prima firmataria mi è sembrato doveroso almeno scriverle qualche considerazione in merito alla nuova normativa, di cui c'è sicuramente bisogno.
Ho iniziato a fare l'educatore senza titolo nel 1997, poi mi sono riqualificato alla scuola educatori di Cuneo per tre anni. Nel mentre è uscito il decreto che istituiva il percorso universitario sanitario. Una volta diplomato, essendo il titolo poco utile se non inutile, mi sono iscritto a quello che è stato definito un percorso abbreviato all'Università di Torino e dopo 4 anni di attesa sono riuscito ad iscrivermi, vedendomi riconosciuti 120 crediti. Lavorando sono riuscito infine a laurearmi nel 2008 e pensavo proprio di non dovermi più preoccupare dei titoli accademici per lavorare. Scelsi quel tipo di corso, molto più impegnativo vista la frequenza obbligatoria ed altre fatiche, perché mi garantiva di poter lavorare nei tanti settori che l'educatore può occupare. Se fosse stato diverso, avrei certamente frequentato Scienze dell'educazione. Ora le cose cambiano nuovamente e non basta scrivere nella legge che le Università si impegnano a riconoscere il maggior numero di crediti per ottenere anche l'altra laurea. Ma si è mai visto che per lavorare occorrono due lauree in pratica uguali? Le sembra sensato? Giustamente la Legge si preoccupa dei tanti, troppo educatori senza titolo che in questi vent'anni non ne hanno proprio voluto sapere di iscriversi e prendere un titolo e li “premia” con una bella sanatoria senza neanche un esame o una mini tesina. Intanto chi si è preoccupato e fatto sacrifici deve rincorrere le normative e adeguarsi. Le sembra equo?
Inoltre l'area di lavoro dell'educatore socio-pedagogico è enorme, mentre per quello socio-sanitario rimangono le briciole. Addirittura l'educatore socio-pedagogico può inserirsi nel socio-sanitario, ovviamente solo per gli aspetti socio-educativi. Ma si rende conto della sovrapposizione? Certo che se c'è la volontà di lasciare il campo a una sola figura, cosa ottima, sarebbe stato meglio farlo in maniera più limpida. Prevedo per il futuro uno svuotamento del corso sanitario, anche perché quando bandiranno un concorso in sanità, quando lo bandiranno, potranno sempre fare leva su quella fantastica definizione. Cosa può impedire a un educatore socio-pedagogico di lavorare nel settore delle Dipendenze o in Psichiatria?
Per rendere giustizia al sottoscritto e ai tanti studenti iscritti ad educazione professionale, sarebbe giusto che si abbia la doppia laurea, in modo da poter lavorare nel socio-assistenziale come oggi. Dopo l'approvazione della legge, gli studenti potranno scegliere con cognizione di causa, sapendo bene dove il loro titolo è riconosciuto. Farlo in maniera retroattiva lo trovo profondamente scorretto e questo non dovrebbe capitare.
Mi auguro che legga queste riflessioni e le auguro un buon lavoro. 

Risponderà? 

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