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È
come se lo sguardo senile della cultura occidentale non avesse più
gli occhi per la condizione giovanile che potrebbe portare un
rinnovamento, e perciò la lascia ai margini del proprio incedere,
parcheggiata in spazi vuoti e privi di prospettive, senza farsi
sfiorare dal dubbio che forse il sintomo della fine di una civiltà
non è da addebitare tanto all'inarrestabilità dei processi
migratori o ai gesti disperati dei terroristi, quanto piuttosto al
non aver dato senso e identità e quindi aver sprecato le proprie
giovani generazioni, la massima forza biologica e ideativa di cui una
società dispone.
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