Su
La Repubblica di oggi una interessante intervista al nuovo assessore regionale
alla Sanità che spiega alcuni punti della riforma, rispondendo indirettamente
alla manifestazione di sabato organizzata dal Pd che ha visto un migliaio di
persone scendere in piazza contro la riforma.
I
temi sollevati dalla manifestazione sono stati molti come la contrarietà
all’accorpamento dell’ospedale di Asti con quello di Alessandria, lo stop alla
sperimentazione dei «gruppi di cure primarie», la sforbiciata ai fondi per la
cura del disagio mentale e il destino dei Ser.T per la lotta alle
tossicodipendenze, ma il neo assessore si concentra soprattutto sugli
accorpamenti che secondo il manager garantiranno economie di scala e
libereranno delle risorse anche umane da impiegare meglio. In linea teorica
condivido l’idea, ma nella realtà non possiamo trasformare del personale
amministrativo in personale infermieristico o educativo o medico. Poi se nella
sua riforma intende trasformare i laureati in economia e commercio o i
diplomati in ragioneria in medici chirurghi e provetti infermieri credo che
qualcuno avrà qualcosa da obiettare!
Vorrei
dare un consiglio al neo assessore: non pensi ai tanti amministrativi che forse
lavorano poco ma che percepiscono un basso stipendio, pensi piuttosto a razionalizzare
i tanti dirigenti che lavorano poco ma che hanno uno stipendio elevatissimo,
farà sicuramente del bene al sistema sanitario piemontese e libererà moltissime
risorse economiche e anche qualche ufficio.
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