Ma
dove andiamo non sappiamo. Potremo forse sopravvivere alle malattie e sfuggire
alle scelte, forse anche resistere al lavoro e alla fame che ci consumano: e
dopo? Qui, lontani momentaneamente dalle bestemmie e dai colpi, possiamo
rientrare in noi stessi e meditare, e allora diventa chiaro che non
ritorneremo. Noi abbiamo viaggiato fin qui nei vagoni piombati; noi abbiamo
visto partire verso il niente le nostre donne e i nostri bambini; noi abbiamo
marciato cento volte avanti e indietro alla fatica muta, spenti nell’anima
prima che dalla morte anonima. Noi non ritorneremo. Nessuno deve uscire di qui,
che potrebbe portare al mondo, insieme al segno impresso nella carne, la mala
novella di quanto, ad Auschwitz, è bastato animo all’uomo di fare dell’uomo.
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