Il
decimo rapporto Sanità dell’Università Tor Vergata di Roma,
scritto dai ricercatori del Consorzio per la ricerca economica
applicata in sanità, sfata alcuni “miti”, spesso utilizzati per
applicare i famigerati tagli lineari. L’Italia spende per la sanità
il 25percento in meno degli altri Paesi europei, con un divario che
raggiunge il 35percento se si prendono in considerazione solo le
uscite pro capite per curare gli over 65, determinato in larga misura
dall’andamento della spesa nelle regioni meridionali. In compenso,
invecchiamento della popolazione e diffusione delle patologie
croniche non porteranno il sistema sanitario pubblico al collasso.
Quanto all’equilibrio finanziario del sistema, nel rapporto si
legge che il passaggio al federalismo in sanità “non è stato un
fallimento: stando ai dati del Ministero della Salute, il disavanzo
nazionale si è ridotto del 79,5percento dopo l’intervento dei
Piani di rientro (2005-2012), passando da 5,8 a 1,2 miliardi, tanto
che oggi può ritenersi un problema, almeno temporaneamente superato.
Ma ci sono eccezioni, come per il Lazio, dove nel 2013 si concentrava
il 36,2percento di tutto il disavanzo nazionale.
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