L'azzardo
è un’industria e un business che invece di creare valore lo
brucia, lo consuma desertificando legami sociali e dissipando il
risparmio. Esso provoca un enorme problema per un numero crescente di
italiani tra i quali continua a mietere vittime. Anche quello legale,
offerto dallo Stato, va perciò chiamato con il suo nome che non è
"gioco" e non è "abilità". L’azzardo è
azzardo, genera crescente povertà, sofferenza. Ed è, in modo sempre
più manifesto, una questione di salute pubblica, di legalità e di
malessere familiare e sociale. Lo ha confermato la sentenza 56/2015
della Corte costituzionale. Lo possiamo testimoniare noi, che siamo a
contatto tutti giorni con le persone affette da Gap (disturbo da
gioco d’azzardo) e con le famiglie a cui appartengono, con i tanti
che dall’azzardo sono indotti all’usura. Lo sanno gli
amministratori locali, nei Comuni e nelle Regioni, che sempre più in
questi anni hanno deciso di intervenire per regolare e limitare il
fenomeno perché seriamente preoccupati per l’impatto sulla vita
dei loro concittadini.
Questo
e non altro dovrebbe essere anche il punto di partenza e il primo
pensiero per il Governo e il Parlamento. In vista di future,
imminenti azioni normative, riteniamo indispensabile richiamare
almeno quattro interventi chiave.
1)
Occorre stabilire un divieto di pubblicità all'azzardo in qualunque
forma e luogo (carta stampata, radio, televisione, internet,
cartellonistica, sponsorizzazioni su tutti i mezzi pubblici) e il
rilancio sulle televisioni pubbliche di notizie legate a "grandi
vincite". Tale divieto deve risultare totale, analogamente a
quanto avviene per tabacco e superalcolici. Non ci si può limitare a
stabilire "fasce" o "aree" protette perché tutti
sono toccati, persone giovani (e anche giovanissime) e anziani più
di ogni altro. Non si può neanche parlare di "gioco
responsabile" se i cittadini sono continuamente e fortemente
sollecitati all’azzardo ogni volta che leggono il giornale,
accendono il televisore o navigano su internet. La Repubblica
italiana ha il diritto-dovere, di introdurre questo divieto e di
impegnarsi per estenderlo a tutta la Unione Europea.
2)
Allo Stato spetta certamente il compito di dettare regole e limiti
inderogabili all’azzardo. Ma agli enti locali - Comuni e Regioni -
deve continuare a essere riconosciuta la possibilità di introdurre
ulteriori e più forti argini alla presenza e ai tempi dell’azzardo
nei territori di loro competenza per tutelare la salute psichica e
fisica dei cittadini e prevenirne impoverimento e sofferenza.
3)
Deve essere stabilito che l’industria dell’azzardo "legale"
non può continuare a esibire la foglia di fico del finanziamento
delle cure dei giocatori d’azzardo patologici. È lo Stato che deve
farsi seriamente e concretamente carico del problema, riconoscendo e
rendendo fruibili i LEA con la presa in carico da parte dei servizi
pubblici delle persone con GAP tassando secondo giustizia le aziende
dell’azzardo. Va altresì rimossa l’incostituzionale esclusione
delle famiglie al fondo statale di solidarietà antiusura.
4)
Bisogna imboccare con decisione la via di una gestione delle attività
legate all’azzardo nell’ottica della tutela della salute
pubblica, introducendo una moratoria per nuovi giochi d’azzardo e
ripristinando il tradizionale obiettivo prioritario dello Stato che
era di contenerne il consumo e di ridurre i danni correlati, ponendo
in secondo piano l’ottica fiscale orientata alle mere entrate che
portano a espandere l’offerta.
Molti
altri sarebbero gli interventi necessari per contenere il disturbo da
gioco d’azzardo, aumentare le tutele per le persone più fragili
(anche quelle sotto usura), rendendo l’offerta pubblica, con regole
molto rigorose, entro stretti limiti socialmente e eticamente
tollerabili. Si cominci però da qui: da quattro impegni che in
Parlamento e nel Governo possono essere condivisi da chi è realmente
schierato dalla parte dei cittadini e ricerca il bene della società
italiana.
Nessun commento:
Posta un commento