venerdì 3 aprile 2015

3042. Un appello contro l'azzardo


L'azzardo è un’industria e un business che invece di creare valore lo brucia, lo consuma desertificando legami sociali e dissipando il risparmio. Esso provoca un enorme problema per un numero crescente di italiani tra i quali continua a mietere vittime. Anche quello legale, offerto dallo Stato, va perciò chiamato con il suo nome che non è "gioco" e non è "abilità". L’azzardo è azzardo, genera crescente povertà, sofferenza. Ed è, in modo sempre più manifesto, una questione di salute pubblica, di legalità e di malessere familiare e sociale. Lo ha confermato la sentenza 56/2015 della Corte costituzionale. Lo possiamo testimoniare noi, che siamo a contatto tutti giorni con le persone affette da Gap (disturbo da gioco d’azzardo) e con le famiglie a cui appartengono, con i tanti che dall’azzardo sono indotti all’usura. Lo sanno gli amministratori locali, nei Comuni e nelle Regioni, che sempre più in questi anni hanno deciso di intervenire per regolare e limitare il fenomeno perché seriamente preoccupati per l’impatto sulla vita dei loro concittadini.

Questo e non altro dovrebbe essere anche il punto di partenza e il primo pensiero per il Governo e il Parlamento. In vista di future, imminenti azioni normative, riteniamo indispensabile richiamare almeno quattro interventi chiave.
1) Occorre stabilire un divieto di pubblicità all'azzardo in qualunque forma e luogo (carta stampata, radio, televisione, internet, cartellonistica, sponsorizzazioni su tutti i mezzi pubblici) e il rilancio sulle televisioni pubbliche di notizie legate a "grandi vincite". Tale divieto deve risultare totale, analogamente a quanto avviene per tabacco e superalcolici. Non ci si può limitare a stabilire "fasce" o "aree" protette perché tutti sono toccati, persone giovani (e anche giovanissime) e anziani più di ogni altro. Non si può neanche parlare di "gioco responsabile" se i cittadini sono continuamente e fortemente sollecitati all’azzardo ogni volta che leggono il giornale, accendono il televisore o navigano su internet. La Repubblica italiana ha il diritto-dovere, di introdurre questo divieto e di impegnarsi per estenderlo a tutta la Unione Europea.

2) Allo Stato spetta certamente il compito di dettare regole e limiti inderogabili all’azzardo. Ma agli enti locali - Comuni e Regioni - deve continuare a essere riconosciuta la possibilità di introdurre ulteriori e più forti argini alla presenza e ai tempi dell’azzardo nei territori di loro competenza per tutelare la salute psichica e fisica dei cittadini e prevenirne impoverimento e sofferenza.

3) Deve essere stabilito che l’industria dell’azzardo "legale" non può continuare a esibire la foglia di fico del finanziamento delle cure dei giocatori d’azzardo patologici. È lo Stato che deve farsi seriamente e concretamente carico del problema, riconoscendo e rendendo fruibili i LEA con la presa in carico da parte dei servizi pubblici delle persone con GAP tassando secondo giustizia le aziende dell’azzardo. Va altresì rimossa l’incostituzionale esclusione delle famiglie al fondo statale di solidarietà antiusura.

4) Bisogna imboccare con decisione la via di una gestione delle attività legate all’azzardo nell’ottica della tutela della salute pubblica, introducendo una moratoria per nuovi giochi d’azzardo e ripristinando il tradizionale obiettivo prioritario dello Stato che era di contenerne il consumo e di ridurre i danni correlati, ponendo in secondo piano l’ottica fiscale orientata alle mere entrate che portano a espandere l’offerta.
Molti altri sarebbero gli interventi necessari per contenere il disturbo da gioco d’azzardo, aumentare le tutele per le persone più fragili (anche quelle sotto usura), rendendo l’offerta pubblica, con regole molto rigorose, entro stretti limiti socialmente e eticamente tollerabili. Si cominci però da qui: da quattro impegni che in Parlamento e nel Governo possono essere condivisi da chi è realmente schierato dalla parte dei cittadini e ricerca il bene della società italiana.

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