Titolare
della cattedra di pittura all’Accademia di Brera finì in una
retata, non in quanto strettamente considerato ebreo, ma in quanto
“colpevole” di aver aiutato una sua alunna israelita, che
compagni e professori trattavano vergognosamente, come se fosse
un’appestata. Aldo Carpi la difese, ma proprio un suo collega lo
raccontò ai fascisti, che trasferirono la denuncia agli sgherri
delle SS. Carpi fu prelevato a Mondonico, villaggio della Brianza.
Avrebbe potuto fuggire, ma non lo fece per non abbandonare la sua
numerosa famiglia. Dopo l’arresto, fu portato a San Vittore e poi
deportato a Gusen, campo-satellite di Mauthausen, in Austria, dove
soltanto il 2percento dei prigionieri riuscì a sopravvivere. Si
salvò grazie al suo talento e fu autore – a rischio della vita –
dell’unico vero diario in presa diretta all’interno di un campo
di sterminio. Un uomo verticale, un Giusto che ha conosciuto e patito
le sofferenze più atroci, ma che non si è mai piegato. Una mostra
ne ricorda l'impegno nella Sala Napoleonica dell’Accademia di Brera
e al Memoriale della Shoah, fino al 29 maggio 2015.
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