Mentre
una malata “ricorda”, chissà perché via facebook, che è potuta vivere grazie
alla sperimentazione sugli animali, in questo interessante articolo si cerca di
fare chiarezza e, come direbbe Napolitano-Crozza, di abbassare i toni sempre
piuttosto accesi quando si parla di questa delicatissima questione. La malata
di cui sopra si è presa una gran zuppa di messaggi poco simpatici, ma poi che
cosa si aspettava lo sa solo lei. Nell’articolo si chiariscono alcuni concetti
che sono, come è ovvio, di parte e difendono la ricerca e la sperimentazione
animale dicendo, in pratica, che non esistono alternative. Consiglia di
mettersi il cuore in pace, di lasciar lavorare i ricercatori e di pensare ad
altro, perché tanto non c’è proprio niente da fare. Infine sottolinea come i
ricercatori siano molto attenti, perché le cose sono molto cambiate negli
ultimi 50 anni. Per fortuna che non ha scritto cose del tipo: preferivi vedere
morire tuo figlio che un coniglio, cosa che altri hanno fatto, ma personalmente
credo che questa faccenda vada superata in ogni modo e che gli scienziati debbano
cercare altri sistemi. Se sono scienziati, che esercitino la loro scienza per innovare
anche in questo campo. Una parte dell’umanità potrebbe consegnarli il Nobel per
la medicina.
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