In
questo articolo-marketta viene intervistata l'autrice, che racconta
cosa si può trovare nel suo libro, a breve nelle librerie. A parte
qualche dato statistico, l'autrice ha l'obiettivo di fornire
informazioni su cosa fare e cosa non fare, e qui casca l'asino, ops
la iena. Dice che è “ingiusto demonizzare il settore nella sua
totalità ed è altrettanto controproducente il proibizionismo che
semplicemente porterebbe maggiori incassi nelle tasche della
malavita. Insomma bisogna educare ad un gioco consapevole e mettere
dei limiti al proliferare incondizionato delle sale giochi dentro le
nostre città”.
Ma
dice anche come educare al gioco consapevole, che mi ricorda molto il
gioco responsabile? Occorre educare a non giocare d'azzardo, non in
maniera consapevole.
Altre
pillole di saggezza: Una cosa da non fare mai è ricattare con un
aut aut un giocatore in difficoltà: frasi del tipo “se non smetti
ti lascio”, allontanano ed incentivano il ludopatico ad arroccarsi
nella menzogna, che di solito circonda la loro vita. Una cosa da fare
sempre, invece, è usare il pronome “noi” e mai “tu”: ad
esempio “abbiamo un problema”, “capiamo come uscirne” e non
“hai una problema”.
A
parte che le persone possono scegliere di stare o non stare vicino a
un giocatore d'azzardo patologico, perchè la Toffa usa il termine
ludopatici? Sarebbe meglio usare azzardopatici oppure giocatori
d'azzardo patologici. Vedremo come andranno le vendite di questo
libro.
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