Dal
totonero alle videolottery, la ’ndrangheta ha gestito sottotraccia
una fetta di gioco d’azzardo a Levante per un ventennio e lo fa
tuttora, riciclando i proventi di altri crimini fra cui lo spaccio e
il traffico di rifiuti. Le cosche calabresi hanno fagocitato locali e
attività produttive alle quali avevano in precedenza prestato denaro
a strozzo. E in alcuni frangenti sono riuscite pure a intrecciare i
crimini: il bar veniva venduto comprensivo di slot e “referenti”con
i quali suddividere gli incassi. L’organizzazione con la scusa
dell’affitto delle macchinette mostrava ai titolari, spesso
indebitati per l’acquisto, la capacità di fornire contante e i
soldi venivano poi prestati con tassi di oltre il 120percento.
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