Forse non tutti sanno che ogni anno in Parlamento viene presentata la relazione annuale sull’uso di sostanze stupefacenti e sulle tossicodipendenze nel nostro paese. Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle politiche antidroga, anche quest’anno ha riferito i risultati di un anno di lavoro del Dipartimento politiche antidroga, sottolineando come ci siano stati risultati “molto positivi” che sono “l'effetto delle politiche antidroga” italiane che “funzionano” e di dati “veri” che dicono che i consumatori di droga in Italia sono passati da 3.934.450 nel 2008 a 2.924.500 nel 2010, un calo del 25,7%.
Dovremmo tutti gioire nell’apprendere questa buona novella perché un calo di un quarto dei consumatori in due anni è sicuramente un buon risultato, ma si può scoprire come questo dato non sia reale, ma basato su dati statistici su un campione di 12.323 soggetti di età compresa tra 15-64 anni, che hanno dichiarato di aver usato almeno una volta negli ultimi 12 mesi sostanze stupefacenti. Se invece andiamo a vedere cosa succede nei Ser.T., i servizi pubblici che si occupano di dipendenza, scopriamo che sono 35.597 i nuovi utenti che hanno chiesto di essere presi in carico nel 2010, cioè un +4,7 percento in più del 2009.
Ma allora come mai diminuiscono i consumi e aumentano le richieste di cura? Chi arriva ai servizi: solo quelli che non riescono a cavarsela con i propri mezzi e non possono pagarsi costose cliniche private?
Il totale delle persone in trattamento presso i Ser.T. sono stati 176.430 nel 2010. Nell’ultimo anno vi è un incremento degli utenti in trattamento per uso di eroina di 1,2 punti percentuali, mentre vi è una diminuzione degli utenti in trattamento per uso di cocaina di 0,3 punti percentuali.
Relativamente ai trattamenti erogati dai Servizi per le tossicodipendenze, oltre 184.968 sono state le persone trattate nell’anno 2010 con un aumento dello 0,4%.
Dal profilo della distribuzione percentuale dei trattamenti erogati nel 2010 si può notare che il 66,3% si tratta di trattamento farmacologico (prevalentemente metadone) mentre il 33,7% è di tipo psico-sociale e/o riabilitativo non integrato con farmaci.
La mia personale percezione, leggendo la relazione, è che molto lavoro sia stato fatto per rendere tutte le droghe uguali, cannabis compresa, mettendole sullo stesso piano e condannandone l’uso di qualsiasi tipo, mentre percepisco nella società in genere una sorta di normalizzazione dell’uso ricreativo della cocaina, tant’è che il numero di cocainomani che si rivolge ai servizi è calato sensibilmente nello scorso anno.
Sebbene la cannabis non sia acqua fresca, la cocaina non è da sottovalutare soprattutto con i tagli che la sostanza subisce, per cui apprezzerei un intenso lavoro culturale da parte del Dipartimento anche sulla famosa polverina bianca e non solo contro la cannabis.
A latere della relazione c’è anche la risposta alle considerazione della Global Commission on Drug Policy sul fallimento della guerra alla droga in cui non entro nel merito.
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