Simon
Wiesenthal scrive questo libro nel 1989, raccontando la lunga serie
di
ricerche che lo ha condotto sulle tracce dei tanti, troppi,
macellai nazisti. Non tutte le storie finiscono bene e tante volte
gli sforzi profusi non sono stati affatto ripagati. Colpisce nel
leggere queste pagine di come il popolo austriaco abbia fatto di
tutto per dimenticare e mettere il passato velocemente alle spalle.
Sembra impossibile mettere insieme un caporale delle SS che uccide a
sangue freddo migliaia di ebrei, con l'immagine della stessa persona
che torna a casa la sera dalla famiglia, raccontando che la giornata
è stata pesante. Non ci si capita di come ciò possa essere avvenuto
e di quante volte ancora potrà accadere. Il libro termina con una
dedica e un appello ai giovani, che non dimentichino e soprattutto
che non si fidino troppo di quello che sentono dire in giro. Occorre
andare da chi ha vissuto l'Olocausto e sentirne parlare. Solo in
questo modo il racconto prenderà vita e diventerà reale.
Sopravvivere
è un privilegio che ti impone dei doveri. Mi sono sempre domandato
che cosa potessi fare per quelli che non sono sopravvissuti. La
risposta che ho trovato (valida per me e che non ha da essere
necessariamente quella di ogni altro sopravvissuto) è la seguente:
io voglio essere il loro portavoce, voglio tener vivo il loro
ricordo, affinché i morti possano continuare a vivere nel ricordo
degli uomini.
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