L’Italia
è al 61° posto della libertà di stampa nel mondo, perdendo posizioni rispetto
all’anno successivo. Mentre oggi molti giornalisti precari protestano per il
tanto lavoro, a volte finiscono anche sotto scorta, e per il pochissimo
riconoscimento economico. Un mestiere che continua a affascinare, ma che da
troppi anni significa lunga precarietà e grandi difficoltà nel svolgere un
mestiere che nella teoria della comunicazione pubblica dovrebbe diventare il “cane
da guardia” della politica, ma che nel nostro paese spesso diventa altro.
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