sabato 28 gennaio 2012

553. La cocaina è “normale”


Lavorando da qualche anno in un servizio pubblico per le dipendenze di Torino, ho come l’impressione che i cocainomani non si percepiscano come persone che hanno un problema che occorre risolvere. Questo mio pensiero nasce dalla constatazione che poche persone si rivolgono al servizio per chiedere un aiuto. Certo la mia percezione non rappresenta un dato statistico e potrebbe essere che si sia sparsa la voce che non siamo assolutamente capaci a aiutare le persone che usano cocaina a smettere, ma se escludiamo questi due ipotesi, credo che la cocaina sia diventata normale, nel senso che c’è un gran consumo, ma nessuno o pochi si preoccupano che potrebbe essere un problema.
Ho anche l’impressione che i giornali, che un paio d’anni fa scrivevano del pericolo cocaina, ora sembrano più preoccupati per altre emergenze. Per fortuna c’è qualcuno che continua a occuparsene, documentando la filiera di produzione dalla foglia di coca partendo dalla Colombia fino ad arrivare a Milano, la città più drogata dell'Unione Europea con 180mila consumatori abituali, passando per Platì, capitale della 'ndrangheta che controlla il narcotraffico. A scriverlo è Andrea Amato, che pubblica per Newton Compton editori il libro: l’Impero della cocaina.
Mentre in Italia ci si preoccupa della faccenda con arresti e sequestri, ma il grosso del traffico arriva sui mercati, in Messico continua la guerra che lo Stato ha ingaggiato con il cartelli dei narcos. A Ciudad Juarez il cartello minaccia di uccidere un poliziotto al giorno se il capo della polizia non se ne va. Dopo la minaccia hanno lasciato trascorrere 48 ore e sono passati all’azione, uccidendo due poliziotti, marito e moglie, freddati all’interno della loro vettura.

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