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martedì 31 gennaio 2012

561. Lo psicologo che fa l’educatore, e non è certo l’unico parte II


Ho scritto alla giornalista Vera Schiavazzi, autrice dell’articolo che ho segnalato e commentato qui, e lei mi ha risposto sulle pagine del giornale. Solo ora me ne accorgo, così vi allego la mia mail e la sua interessante risposta.

Se sono vicino umanamente a Giorgio Radic, di cui lei ha raccontato la vicenda, lo sono meno professionalmente: uno psicologo che fa l' educatore a me ha sempre dato fastidio, visto che io sono un educatore. D' accordo che il mercato degli psicologi è saturo da tempi immemori, ma coprire gli spazi che appartengono agli educatori è una pratica scorretta favorita anche dai datori di lavoro, enti pubblici o cooperative che siano. Lo ammette lui stesso quando dice: «almeno questo assomiglia di più alle cose che ho studiato delle consegne col furgone, che però mi servono a pagare affitto e bollette». Capisco che ognuno di noi si inventi un mestiere per tirare a campare e che non sono certo quei soldi che lo arricchiscono, ma questa persona non ha le competenze educative necessarie. Ha sicuramente un bagaglio teorico e pratico che lo possono avvicinare a quel tipo di realtà, ma gli manca il resto, per cui sarebbe bello che tutti gli psicologi la smettessero di fare gli educatori.

Comprendo (e conosco) le ragioni degli educatori, una categoria diversa da quella degli psicologi, che lei solleva nella sua lettera, in riposta alla testimonianza del giovane laureato spinto dalle circostanze a mantenersi con la distribuzione di alimentari e a esercitare un ruolo di ' supplenza' assistendo un giovane disabile per alcune ore alla settimana. Ma tutto ciò non toglie nulla al problema di fondo, e cioè al fatto che chi, come lei o come il dottor Radic, ha studiato con passione per seguire la propria vocazione nei diversi settori della cura, dell' assistenza o dell' educazione poi si ritrovi costretto a mansioni di ripiego, molto al di sotto della sua preparazione, sottopagate e precarie. E non toglie nulla neppure al fatto che chi vuole fare qualcosa che anche soltanto "assomigli" ai suoi studi e alle sue capacità deve accettare qualunque condizione di lavoro, pena l'abbandono completo di studi e speranze professionali. So che non è diverso per chi, come lei, ha compiuto studi universitari per educatori e vorrebbe esercitare questo lavoro in condizioni ragionevoli sia sul fronte della retribuzione sia su quello della stabilità. L' assessore Tisi, intervenendo sul caso di Giorgio Radic, ha assicurato che non ci saranno tagli né in questa specifica vicenda né più in generale sul terreno degli affidi diurni e dell' assistenza a domicilio. Vogliamo crederle,e sperare che sia proprio così. Ma intanto molti servizi, in particolare quelli affidati cooperative, sono già diminuiti. E le famiglie che ne avrebbero bisogno non fanno forse a torto, troppe distinzioni tra psicologi, educatori  o chiunque altro possa aiutarle.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Visto che l'argomento mi riguarda molto da vicino, mi permetto di dire che, invece di concentrarsi sul tema dello psicologo che fa l'educatore, scatenando così una assurda "guerra tra poveri", bisognerebbe davvero soffermarsi sulle condizioni lavorative, di bassa retribuzione e a volte di totale abbandono cui vengono sottoposte queste categorie spesso così professionalmente vicine.
Non credo che a mancare sia l'offerta del lavoro: ormai ciò che veramente scarseggia sono le risorse da destinare alle fascie più deboli, come quella dei disabili, nella scuola così come nell'assistenza sociale.
Questo voleva essere il senso della mia lettera di protesta, ovvero portare il più possibile numero di persone a cooscenza delle nostre condizioni lavorative, e non a creare un insensato dibattito tra chi arriva a fine mese con pochi spiccioli (ma quei pochi quando arriveranno?); e mi rammarico che forse tu non abbia colto tutto ciò.
Buon lavoro


Giorgio Radic

Anonimo ha detto...

Leggendo l'altro tuo post che mi riguarda, ti pregherei di non esprimere giudizi sulle qualità umane o professionali delle persone solo in base alla loro qualifica: non l'ho mai fatto verso gli educatori, (e ne conosco alcuni cui non affiderei manco il gatto), per cui pregherei tu e i tuoi lettori di non fare altrettanto.

Giorgio Radic

jackS ha detto...

Ho iniziato il mio commento dicendo di essere vicino umanamente al protagonista della vicenda, per cui non credo di aver espresso un giudizio sulle qualità umane, ma uno su quelle professionali sì. Allora cosa serve studiare e fare esperienza? Che tutti facciano tutto e così risolviamo il problema della disoccupazione.
Se vorrai potrai leggere cosa penso degli educatori a questo link.
http://ilcovodijack.blogspot.com/2011/02/9-memorie-di-un-giovane-educatore-parte.html
Dove mi colloco io saranno gli altri a deciderlo.