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“Sulle
dispense stava scritto un dettaglio che alla prima lettura mi era
sfuggito, e cioè che il così tenero e delicato zinco, così
arrendevole davanti agli acidi, che se ne fanno un solo boccone, si
comporta invece in modo assai diverso quando è molto puro: allora
resiste ostinatamente all'attacco. Se ne possono trarre due
conseguenze filosofiche tra loro contrastanti: l'elogio della
purezza, che protegge dal male come un usbergo; l'elogio
dell'impurezza, che dà adito ai mutamenti, cioè alla vita. Scartai
la prima, disgustosamente moralistica, e mi attardai a considerare la
seconda, che mi era più congeniale. Perché la ruota giri, perché
la vita viva, ci vogliono le impurezze, e le impurezze delle
impurezze: anche nel terreno, come è noto, se ha da essere fertile.
Ci vuole il dissenso, il diverso, il grano di sale e di senape: il
fascismo non li vuole, li vieta, e per questo tu non sei fascista;
vuole tutti uguali e tu non sei uguale. Ma neppure la virtù
immacolata esiste, o se esiste è detestabile”.
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