Sono
almeno vent'anni che si discute della sua chiusura, che assume i
contorni di una leggenda, una di quelle storie da raccontare intorno
al caminetto, per chi ce l'ha, di soldi buttati chissà dove, di
eccellenze sanitarie svanite, di pazienti dimenticati e di operatori
inutili. Oggi è “un contenitore semivuoto con palazzine in stato
di abbandono e perenni lavori di manutenzione. Pazienti che camminano
con la mascherina fra i cantieri. Scatoloni accatastati fuori dai
laboratori con pile di polistirolo e sacchetti di ghiaccio ormai
sciolto. In fondo, un parco secolare fra la Dora e una struttura
spettrale, con reti di ghisa al posto delle finestre”.
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