martedì 18 agosto 2015

3313. Jean Baudrillard e il gioco d'azzardo


Cala la notte
Splendido breve saggio del filosofo francese, che pone interessanti riflessioni sulla natura umana, tra effimera trasgressione e adesione alla Regola.
 
Ne riporto un estratto.
Il giocatore si difende a tutti i costi da un universo neutro, quello a cui appartiene il caso oggettivo. Il giocatore pretende che tutto sia passabile di seduzione, i numeri, le lettere, la legge che regola il loro ordine seriale – vuole sedurre la Legge stessa. Il minimo segno, il minimo gesto ha un senso, il che non significa una concatenazione razionale, ma che ogni segno è vulnerabile da parte di altri segni, ogni segno può essere sedotto da altri segni, e il mondo è costituito da concatenazioni inesorabili che non sono quelle della Legge.
Questa è l’«immoralità» del gioco, così spesso rapportata, invece, al fatto di voler vincere un mucchio di soldi tutto in una volta. Ma sarebbe fargli troppo onore. Il gioco è molto più immorale di questa velleità.
Ma allora, se il gioco è un’impresa di seduzione del caso che si serve di concatenazioni obbligate tra segno e segno del tutto estranee a quelle tra causa ed effetto – ma anche a quelle, aleatorie, tra serie e serie -, se il gioco tende ad abolire la neutralità oggettiva del caso captando la sua «libertà» statistica nella forma di un duello, di una sfida e di un rilancio incessante, è un controsenso immaginare, come fa Deleuze nella Logica del senso, un «gioco ideale» che consisterebbe nella suddivisione illimitata del caso, in un continuo aumento di indeterminazione che renderebbe possibile il gioco simultaneo di tutte le serie, e quindi l’espressione radicale del divenire e del desiderio.

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