Leggo
su La Stampa un lungo articolo dedicato al presunto calo del gioco d’azzardo
nel nostro paese. Scrivo presunto perchè a mio parere non è proprio così, come
ho scritto precedentemente.
A
parte ciò leggo con stupore questo brano: A
valutare anno su anno, per la verità, il dato è ancora positivo (+5,59%) ma la
raccolta - spiegano all’agenzia specializzata Agipronews - non dà il senso
della crisi, in quanto rileva la massa di denaro che viene giocata senza
considerare che molta parte è costituita da soldi vinti e rigiocati: in
sostanza - spiegano - gli italiani non tirano più fuori i soldi per rischiarli
al gioco e si limitano, semmai, a reinvestire nelle scommesse ciò che quel
gioco ha fruttato in precedenza.
Ora,
a me non risulta che quei soldi lì valgano la metà degli altri. Inoltre,
soprattutto alle slot o ai Gratta e Vinci, è un meccanismo indotto dallo stesso
gioco, quello di reinvestire la piccola vincita e non andarsene contenti per
non aver perso. Non è che quando grattando vinci per esempio 5 euro e compri un
nuovo analogo biglietto, te ne danno solo la metà. Il fatto che conta è che in
un periodo di crisi i giochi fanno segnare un aumento di oltre 5 punti. L’unica
azienda nel nostro paese che cresce, ma guai a dirlo, perchè è iniziata la
campagna a sostegno delle aziende che gestiscono il gioco e che vogliono
spostare l’attenzione di questi ultimi mesi su di loro e sui disastri connessi.
Unica
nota positiva è che finalmente si scrive che lo Stato non ci guadagna poi così
tanto come un tempo. Finalmente una notizia!
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